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I ricordi del Capitano D'Arce 9


— Però non potevo abbandonare Napoli e l’Italia senza andare a salutare la signora Ginevra, tanto più che non avevo potuto vedere neppure il lembo del suo vestito, quand’ero andato a fare la mia visita di congedo, in gran tenuta, fra le dieci e le undici. Lui sì, ce l’avevo trovato il signor Comandante, straordinariamente rabbonito dalla mia partenza, e mi aveva accomiatato con belle parole: — Faccia buon viaggio, e metta il tempo a profitto. So da buona fonte che li terranno un pezzo imbarcati, e avranno tempo di studiare e di farsi onore. Il mare è una gran scuola e un gran corroborante per la gioventù. —

Grazie tante! Ma il buon viaggio volevo che me lo desse lei, la signora Ginevra. Non poteva rassegnarmi a tutte quelle belle cose che mi aveva detto suo marito, senza vederla un’ultima volta, e sentire anche quel che ne pensava lei. La mia stessa innocenza mi dava ai miei occhi una specie di salvacondotto per andare a trovarla. Per altro m’ero proposto di essere prudente ed audace come un vero innamorato. E contavo sul gran da fare che c’era al Comando, appunto per quella benedetta partenza. La sera, appena sbirciai il mio su-