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14 I ricordi del Capitano D'Arce

sto nido di cui gli occhi non si saziano di baciare ogni angolo e ogni cosa!... — Questo dicevano i sorrisi vaghi, gli occhi umidi, erranti per quel salotto di cui tu conosci ogni gingillo, di cui ogni gingillo ha contato le tue ore felici, fortunato Alvise! — voi! — voi! — voi! — Ma non una parola d’amore, torno a dirvi. S’indovinava, era sottinteso, in ogni sillaba, in ogni frase, discorrendo di amici e di conoscenti.... anche di Alvise — ella per provarmi ch’era lontano, tanto lontano dal suo salotto e dal suo pensiero! — io per rallegrarmi della sua assenza — per rallegrarcene intimamente tutt’e due, come eravamo lieti dell’assenza del Comandante il quale però avrebbe potuto ascoltare tutto ciò che si diceva, lei ed io, senza dover snudare il brando, senza che l’angelo custode della sua casa avesse avuto motivo di tapparsi le orecchie.

In quella squillò di nuovo il campanello dell’anticamera, forte, improvviso, minaccioso: una scampanellata da padrone, di quelle scampanellate che vi pigliano pei capelli, e vi fanno saltare in aria. Ella impallidì visibilmente, e s’alzò di botto, come fuori di sé, agitando istintivamente la mano in un gesto vago. E tutto a un tratto mi si abbandonò fra le braccia, quasi