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20 I ricordi del Capitano D'Arce

suono della voce, nel muovere delle labbra, c’erano tali carezze che penetravano in me come una gran dolcezza, e come altrettante punture anche, di tratto in tratto, allorché pensavo ad Alvise che dicevano suo amante. — E gelosa, sapete!... di tutte!... di tutte le donne che avete conosciuto... La Seraffini, dite?... o la Maio... a costei le facevate la corte! Non negate. V’ho conosciuto in casa sua. Il guaio è che l’avrete compagna di viaggio sino a Genova! Giuratemi!... Neanche una parola!... almeno a lei... almeno a quelle che conosco!... Pensate a me, d’Arce! Pensate che vi veggo, laggiù, dovunque sarete, che vi seguo col pensiero, dal momento che metterete il piede sul battello, nella cabina, a tavola... Colei ci verrà pure, a tavola, dovesse rendere l’anima a Dio, per farvi ammirare le sue smorfie e il suo vestito da viaggio...

Ella guardava tristamente il bel mare azzurro che doveva separarci per tanto tempo, fra poche ore, e aveva gli occhi gonfi di lagrime, e mi abbandonava la mano, senza curarsi della gente che poteva vederci — per altro erano delle coppie mattutine che venivano a cercare le ombre discrete della Villa, e avevano altro pel capo anche loro — senza pensare al pericolo che correva, senza pensare a quell’orco