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36 I ricordi del Capitano D'Arce

tica compagna di viaggio: allegra, graziosa, riboccante di spirito, e senza malinconie. Se qualche momento ne avevo io, delle malinconie, ripensando alle ultime parole della mia Ginevra, ai suoi begli occhi lagrimosi che mi chiedevano di esserle fedele, quest’altra metteva la miglior grazia a farmi tosto spergiuro... e contento. Una di quelle donne che non passano la pelle, ma che sanno accarezzarla. Discreta poi! Mai una allusione o una parola. Sapeva forse che il mio cuore era preso, e si contentava del resto. Talché continuai ad andare a trovarla anche dopo che fummo arrivati a Genova, mentre aspettavo l’imbarco per Montevideo.

— Sapete, povera Ginevra... — mi disse un bel giorno, leggendo una lettera che le era giunta allora da Napoli. — Pare che abbia avuto dei guai laggiù, per quello scapato di Alvise... S’è lasciata cogliere dal marito, la sera stessa che partimmo, vi rammentate?

A quella notizia dovetti fare un viso molto sciocco, poiché ella soggiunse, col suo ghignetto malizioso, stavolta:

— Ve l’aveva fatto anche lei, il giuramento del marinaio?