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Di quelle famose «Memorie di un pulcino» che per essere un lavoro giovanile ne ebbe forse tutti i difetti, sono, fino ad oggi, rimasta la vittima, giacchè, quantunque in venticinque anni di lavoro letterario abbia scritto delle pagine più alte e più degne di quelle, non è infrequente il caso di sentirmi rivolgere da qualche amico o da qualche amica parole di congratulazione... retrospettiva. Proprio come se in questi venticinque anni di lavoro non avessi fatto altro. Ah, come sono adorabili gli amici!

La fortuna del «Pulcino» — a cui due o tre anni sono detti un «seguito» che letterariamente supera in merito il primo volume, ma che commercialmente ha avuto un esito molto più limitato1 — m’aprì la via e fu sempre presso i Fratelli Paggi che in seguito venne pubblicata la più gran parte dei miei libri, specie quelli scolastici. E a proposito dei miei libri scolastici, mi par giunto il momento di raccontare la loro fortunosa odissea, staccandomi dal filo cronologico che guida il mio racconto.

Dopo alcuni anni di insperato favore nei quali la commissione centrale per l’approvazione dei libri di testo, inalzò alle stelle ogni mia opera, prescrivendone la let-


    molto bene agli altri e procacciar lode e conforto a sè stessa.
    Io le auguro ogni bene più caro e sarò lieto ogni volta che mi si offra l’occasione di far cosa che possa tornarle gradita. Voglia accogliere i miei più cordiali saluti e mi creda, come sempre

    Dev.mo e aff.mo suo
    Atto Vannucci.


  1. «Come andò a finire il Pulcino».