Pagina:Ida Baccini, La mia vita ricordi autobiografici.djvu/169

Da Wikisource.

161


fatui, dei vanarelli ha reso quasi impossibile agli scrittori veri l’espansione della loro attività, con grandissimo danno dell’arte. e con lo scapito quasi totale di tutti i professionisti.

Ecco perchè lanciare e diffondere un giornale, ai tempi nostri, è così difficile! Ci vogliono anni ed anni di sacrifizio, di lavoro ininterrotto, di perseveranza, di ostinazione, direi quasi, e spesso spesso, anche con questi condimenti, il piatto non riesce. Avviso questo ai dilettanti e ai principianti che dopo alcune svogliate settimane di giornalismo vorrebbero vedersi già assicurata una villa sul lago di Como!

Intanto, per rallegrare un po’ le lettrici e sollevarle da tutta questa aridità di cifre, narrerò loro come conobbi Ferdinando Martini.

Da una lettera del Nencioni avevo saputo che la mia novelletta Idillio, pubblicata nel Fanfulla della Domenica era piaciutissima al Martini che ci aveva trovato freschezza, sentimento, un monte di belle cose di cui assolutamente io non sospettavo di esser la fortunata posseditrice. Ma la cosa non finì lì.

Un dopopranzo, d’estate, io me ne stava nel mio salottino da studio, rinfagottata più che vestita, in una vestaglia di giaconetta bianca assai poco elegante. Il caldo mi aveva allentato le trecce e le manine irrequiete del mio piccolo Manfredo (il valente giovane cui è dedicato questo libro) avevano finito di mettere un disordine tutt’altro che artistico nelle trine un po’ gualcite che mi ornavano il collo e i polsi.

C’è di più: io ero allegramente seduta per terra tutta intenta a fabbricare insieme col mio compagno delle casine rustiche e dei ponti aerei i cui materiali

Ida Baccini 11