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vita. Tra la folla giunse a farsi strada il conte De Gubernatis. Egli tremava e aveva gli occhi pieni di lacrime. Mi presentò un graziosissimo mazzo di fiori artificiali sul cui nastro stava scritta in lettere d’oro la


    furberia. Sono quindi obbligata a riconoscere negli animali, come nell’uomo, dei sentimenti innati, quali l’amicizia, l’odio, la gelosia, la riconoscenza e la vendetta. Essi sentono ciò che noi sentiamo, e vogliono ciò che noi stessi vogliamo.
    L’uomo non sarebbe dunque altro che un animale dagli organi perfezionati, un animale che, come i suoi simili, pensa e si ricorda, riflette e desidera, si accende e vuole. Ma l’uomo è tutto qui, mie giovani maestre, è tutto qui, in queste facoltà che egli ha comuni con le piante e gli animali?
    Tutta l’anima dell’uomo è dunque rivelata dai bisogni del suo corpo? Tutti i suoi pensieri sono nella percezione dei suoi sensi, nell’impero delle sue passioni, nei furori delle sue gelosie, nell’ebbrezza dei suoi amori? No, no, per pietà: gli atti interni della coscienza ci riveleranno l’essere nascosto che vive in noi, che è in noi e che si manifesta per mezzo della virtù. L’anima ci avvertirà della sua potenza ispirandoci una volontà contraria alle nostre passioni animali: della sua moralità, col sentimento del giusto e dello ingiusto; della sua grandezza con gli atti spontanei d’una ragione che aspira al Vero eterno; della sua origine celeste, con le sublimi aspirazioni ad un Bello ideale; della sua immortalità, col desiderio dell’infinito che trova il suo compimento in Dio!

    Professori illustri, che cercate — come dice il Montaigne — se l’uomo è qualche cosa meno o più d’un bove, ecco il momento di esercitare la vostra scienza: impadronitevi di questo cadavere, buttatelo sulla lavagna dei vostri anfiteatri, frugate nel suo cuore, nel suo sangue, nelle sue fibre, nelle sue viscere: spianate le innumerevoli piegoline del suo cervello; empitevi le mani di materia, brancicatela, rivoltatela, tagliuzzatela col ferro anatomico, studiatela con la lente, verificate subito a prima vista la memoria, la volontà, l’astuzia, l’avarizia, il cal-