Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu/168

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Da Giove si cominci, con Giove si termini, o Muse,
quando esaltare nei carmi vogliamo l’eccelso dei Numi.
E Tolomeo fra i mortali si canti al principio, alla fine,
ed a metà: ché molto prevale fra gli uomini tutti.
Gli eroi, di Semidei figliuoli, che ai tempi dei tempi
gesta compierono eccelse, sorte ebber di saggi poeti,
ed io che il bello so, cantare, lodare nell’inno
vo’ Tolomeo: grato dono son gl’inni perfino ai Celesti.

Il boscaiolo che all’Ida molteplice d’alberi giunge,
guarda, fra tanta abbondanza, di dove cominci il lavoro:
ed io, che dirò prima? Ché mille e poi mille, a ridirli,
i doni son che al primo dei re concedettero i Numi.
Per cominciare dai padri, che uomo da compiere imprese
fu Tolomèo Lagíde, quand’egli proposto un disegno
si fosse tal, che un altro neppure potea concepirlo!
Onor simile a quello dei Numi che vivono eterni,
gli volle il padre Giove concedere: un trono in Olimpo,
sculto nell’oro. Benigno gli siede vicino Alessandro,
ai Persi, mitre multicolori, terribile Nume;