Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu/9

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X PREFAZIONE


i suoi piedi; ma non può salire piú alto. Insistendo nella posizione conquistata, l’arte greca non poteva non cadere nella replica, cioè nell’accademia, morte verace dell’arte.

E gli antichi Greci, col loro intuito infallibile, lo intesero. Appena le divine statue fidiache avevano raggiata la loro bellezza solare, appena su le scene sacre a Diòniso avevano suonato gli ultimi accenti della divina tragedia d’Eschilo, e già gli artisti erano in cammino, oltre il vertice.

Verso il basso? — No: su l’altro versante.

E il nuovo impeto travolge tutti, anche i difensori ad oltranza del tempo trascorso. La grande psicologia statica, che faceva giganteggiare sino al cielo le sublimi figure di Eschilo, cede il posto, nelle tragedie di Sofocle, ad una psicologia estremamente mobile e dinamica, umana e non piú sovrumana 1. E perfino l’implacabile Aristofane, ad onta delle sue appassionate invettive e delle costanti dichiarazioni di spregio, deriva piú assai che non si pensi dall’aborrito Euripide.

Veramente, un movimento d’opposizione e di rivolta contro l’antico ideale di vita e d’arte era incominciato già da gran tempo. Da gran tempo la filosofia, anche mediante la parola di uomini di genio, aveva esercitato il suo potere dissolvitore. Ma era rimasta piuttosto circoscritta a certi cerchi di cultura, ed anche a cerle regioni, specialmente all’Asia Minore e alla Magna Grecia, lasciando quasi immuni i due grandi gruppi continentali dorico ed attico, nei quali si assomma la gloria del mondo classico. Ora, invece, il movimento si rivolge al cuore stesso dell’ellenismo, ad Atene, diviene endemico, ed investe la vita in tutte le sue espressioni, nella religione, nei costumi, nell arte. Onde, in breve, alla fede vediamo subentrare lo scetticismo, alla intuizione il razionalismo, alla poesia la critica.

Di questo movimento, Euripide è per noi il piú esplicito rap-

  1. Vedi il mio libro «Il teatro greco», pag. 81 sg., 125 sg.