Pagina:Il Baretti - Anno III, n. 12, Torino, 1926.djvu/2

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Pag. 116 IL BARE T TI della vita, vedere corno questa si crei un suo mondo fantastico e qualo sia la coscienza morale che reggo questa creazione. Ardirò di riparlare di moralità o logica dell’arto, dopo che a questo è stato dato il bando in nome dell’estetica idealistica, significa mettersi a rischio d’esser considerato corno un malinconico riesumatoro di antiche e logore formule. E’ però cvidonte elio di moralità o di logica non à riparla qui nel vocchio senso dello precettistiche retoriche, nn proprio in quel nuovo scuso più vivo e moderno cho a quelle parole ha conferito la filosofia idea* Ustica. Questa, nei suoi ardori di rinnovamento ha polemizzato efficacemente al fine di dare al ooncetto dell’arto una piena autonomia, la funzione di una forma, di un’attività fondamentale dello spirito; ora che quell’opera di polemica si è conclusa con l’instaurazione d’una nuova mentalità filosofica, non bisogna chiù* dorsi nelle formule consacrate c imporsi un nuovo dogmatismo, por paura di vecchi fantasmi. Como si b già accennato, le arti figurative attendono una critica che non serva soltanto per i cataloghi delle esposizioni; e magari chi scriva opportunamente il nuovo Laocoontc. In questo’ campo, i problemi della tecnica, naturalmente predominanti, vanno risolti con criteri filosofici o meglio, por non spaventare nessuno, estetici. Entro un concetto unitario dell’arte, lo arti singole non possono essor confuse e ridotte al minimo comune denominatore della «liricità»; ci sono dei caratteri distintivi che bisogna ritrovare: ogni arto risponde probabilmente a un certo atteggiamento dello spirito: o l’opera gcnialmeute compiuta da Schopenhauer per la muaicA merita d’esser tentata per altre arti. Il frutto di tali ricerche, anche se non approdino a risultati precisi o definitivi, ò nella scoperta di. nuovi rapporti nella fenomenologia dello spirito, nel miglior approfondimento delle vecchie definizioni, clic appunto medianto questi tempestivi rinnovamenti dimostrano la loro vitale verità. E’ lecito prevedero che quando la critica ai deciderà a comprendere l’arte russa, sarà costretta, a procedere a quella revisione di metodi, di cui qui si fc segnalata l’esigonza, e che ò comune aspirazione. La letteratura russa — quella ormai classica di Dostojevskij o Tolstoi, o quella più moderna o non meno bella di Andrejef, Cecof, Sollogub, Blok — è grande perchè Me sue opere ci rappresentano una filosofia del mondo umano e divino, la vita nei suoi aspetti cosmici. La critica di questa arte esige la perfetta comprensione di sistemi filosofici che sono esperienze di vita, dove tutto, sentimento c natura, esiste in funziono di un determinato aU teggiamento spirituale, del suo processo di svolgimento e della sua catarsi. L’estetica contemporanea si b formata sotto l’influsso doU’edonismo — lo stesso Croce ha un temperamento d’esteta, corazzato di filosofia contro lo sorprese della vita: il suo autore prediletto 6 l’Ariosto, il poeta della pura fantasia. Qui è «1 motivo profondo di quella superficialità agnostica che si è rimproverata alla critica: un dilottantismo nemico d’impegnare a fondo ragione e sensibilità. Dalla medesima mentalità estetizzante, l’arte b stata confinata nel limbo, in una realtà fantastica ben distinta dalla realtà di cui si nutre ogni giorno lo spirito umano; per elevare l’arte a dignità di forma spritualc, le si ò dato il valore di una conoscenza intuitiva, estranea agli interessi della ragione, della pratica, della morale: l’uomo realizzerebbe l’arte obliandosi in mondo di sogno. La letteratura russa, con lo sue passioni morali, potrà contribuire a richiamare l’estetica a una concezione che non s’avvicini pericolosamente al vecchio concetto edonist ico dell’arte come giuoco; a una concezione che, anche nell’arte, tenga conto dell’uomo nella totalità della sùa persona morale, dei suoi interessi mondani. Nella realtà della coscienza umana vive l’arte e partecipa a quel processo di autoeducazione che ò la libera vita dello spirito. Lo critica non può misconoscer© questa verità senza rinunziare al proprio carattere filosofico e votarsi a un’eterna e vana contemplazione del miracolo dell’arte. PAOLO’ FLORES. Nel 1927 II BARETTI si troverà In vendita nelle seguenti città e presso le librerie Indicate: VENEZIA: Libreria Zanoo. FIRENZE: Libreria Soc. An. Libraria, Via Cavour, 19 — Libreria A. Beltrami, Via Martelli, 4. PARMA: Agenzia giornalistica L. P. Ferrari, Piazza della Steccata, 19. TRIESTE: Libreria Minerva, Piazza della Borsa, 10. ROMA: Libreria Modernissima, Via Convertite, 18 — Libreria del Tritone, Via del Tritono, 67. SAVONA: Edicola, Via Paleocapa, 15. PALERMO: Libreria Soc. An Libraria, Quattro Canti di Città. MODENA: Libr. Malucchi, Via Parini, 22. CATANIA: Edicola Minorile. BOLOGNA: Edicola Portico Bonzani. GENOVA: Edicola Carlo Felice. Tolstoi purosangue " MODERNISSIMA „ LIBRERIA INTERNAZIONALE Questo Journal indine: 1353-1865 (Paria, Fajquulle ed. 1926) ha il gran pregio di ricondurci al Tolstoi della giovinezza e della virilità, il meno conosciuto c studiato. Comincia l’anno successivo alla pubblicazione di Infamia; termina dumi tre lo scrittore lavora a La guerra e in paci. Va dai venticinque ai tronlasotto anni dell’uomo, dall’ufficiale del Caucaso al matrimonio o a Iasnaia Poliana. Qualche casta attomiazione e soppressione non riesce a mascherare la sostanza dello’ confessioni, a diminuirne la ]>ortnta. La scrittura ellittica, gli accenni’non sviluppati vogliono un lettore attento e scaltrito. Tolstoi non spalanca le porte della sua vita: ci lascia origliare, o scrutar dagli spinigli. Piuttosto, si accusa e si batte il petto, ed è più fa* dio umiliarsi così, che non raccontare per filo e per segno la nuda verità dei fatti. Sentitelo: «Che cosa sono? Uno dei quattro figli di un tenente-colonnello a riposo, orfano a sette anni, allevato dn delle donne e degli estranci; che, senza nessuna educazione mondana e scientifica, c entrato in società a diciassette anni. Non ha grandi beni di fortuna, nò una posizione sociale; manca, sopralutto, di principi. Quest’uomo che ha compromesso lo proprio risorso sino all’estromo limite, cho ha passato gli anni migliori della propria vita senza scopo o senza piacere, che sì ò fatto invraro noi Caucaso por fuggire i debitori e sottrarsi sopratutto alle proprie abitudini; e dal Caucaso, aggrappandosi ullo relazioni clic suo pàdro contava col capo dell’esorcito ò passato nello truppe del Danubio, è un aspirante di 26 anni, quasi privo di roudite all’infuori del suo stipendio (poiché dove impiegare il suo reddito a regolare i debiti, senza protettori, senza l abilità di saper stare al mondo, senza conoscenza dol mestiere, senza qualità positive, ma con un immenso amor proprio... Sono brutto, malaccorto, sudicio, irascibile, fastidioso col prossimo, immodesto, intollerante, timido come un fanciullo, che è quanto dire ignorante. Quel che so, l’ho imparato ds solo, male, a bocconi, senza nesso, senz’ordine: ed ò ben poco. Sono intemperante, indeciso, incostante, stupidamente vanitoso, cd espansivo corno tutti i deboli. Manco di bravura. Disordinato nella vita, la mia poltroneria è tale che l’ozio ò diventato per me un’abitudine invincibile. Sono intelligente, ma la mia intelligenza, non ò ancor seriamente stata messa alla prova. Manco di iutelligenza pratica, mondana, o sono privo dell’intelligenza necessaria agli aff Sono onesto nel senso cho amo il beno e mi sono avvezzato ad amarlo: quando me no allontano mi dispiace, e tomo ad esso con gioia. Eppure, esistono dello coso cho omo più del bene: la gloria... Sono siffattamente ambizioso e questo lato del mio carattere ò stato cosi poco soddisfatto che se dovessi optare fra la gloria e la virtù mi deciderei per la prima. No, non sono modesto; perciò, orgoglioso fra me e me, timido in società* ^1854). L’autoritratto, per quanto perspicace, lascia fuori molti elementi ancora della personalità tolstoiana: la sensibilità, la religiosità, la foga di lavorare, il gusto sfratato del giuoco, la ghiottoneria, la tendenza all’ubriachezza, l’istinto di dominazione mal raffrenato dalle utopie pedagogiche e riformatrici, il vizio della caccia. Quelli che l’ultimo Tolstoi chiamerà: «piaceri crudeli» sono stati tutti da lui assaporati a pieno, non forse con un’intelligonza analitica, ma con un temperamento talmente ricco nervoso vibrante da sapersene render conto da solo. Aveva ragione Fcth quando, rileggendo già vecchio lo lettere giovanili di Tolstoi parlava di «puro sangue che ha rotto la cavezza...» In questa vita scucila disordinata, che va avanti a strattoni, si perde in rimorsi, pentimenti, proponimenti c’ò il desiderio confessato dell’equilibrio e della regola. L’arte rappresenta il grande ideale, il passaggio od una zona superiore, la purificazione. Mentre le esigenze religiose rimangono, in questo periodo, per cosi dire, episodiche, e la passione pedagogica o riformatrice non tiranneggia ancora Tolstoi, la necessità di scrivere si fa sentire spontaneamente. Mai vocazione letteraria, credo, fu più naturale: è il ’bisogno di disegnar una figura, di descrivere una scena, di render conto di uno stato d’animo che si manifesta. Una volta steso sulla carta il primo getto, comincia la riclaborazione. Ma il punto di partenza c sempre un fatto vivo e fresco: Tolstoi non fu tr^ quelli che cercano l’ispirazione nei libri. La sua facoltà assimilatrico era istintiva e stupenda; «Sì, il modo migliore <ii cogliere la vera felicità su questa terra, consisto nel tendere, corno un ragno, da tutto lo parti e senza seguir legge alcuna, i filamenti prensili dell’amore, c nel pigliare tutto ciò che si offre: uua vecchia, un bimbo, unA donna, un agente di polizia». E l’arto era la felicità. Egli si accusava di aver corservato per troppo tempo la giovinezza morale, «.di mancar di quel discernimento freddo o sereno cho ò un portato dell’esperienza. Annotava: «Ilo un gran difetto. Non so raccontare semplicemente le circostanze che, nel tomaiizo, legano fra di loro le scene poetiche*. L’impetuosità ò infatti una dello qualità dominanti del suo temperamento, c con essa l’intolleranza. Il «Giornale intimo» b appunto la cronaca ai un’instabilità di umore e ili carati uro si può dire perpetua, o derivante ila una costituzione nervosa all’est ionio, eccessiva in tutto. Le reazióni di Tolstoi sono violentissime: basta seguirò uno dei suoi amori sulla traccia del diario, per vederne la discontinuilà, -il zig-zag. I rapporti con Valeria sono dei veri e propri salti di gomitolo: da un giorno all’altro lo prospettive si rovesciano, i sentimenti mutano radicalmente. Il lavoro è corno l’umore: «Dettato e scritto Giovinezza con un piacere che mi ha quasi fatto piangere». Al fondo, un agitazione inesprimibile: «Faccio schifo con la mia impotente aspirazione al vizio. Moglio il vizio senz’altro». Il drumma è a questo punto palese: «Notto meravigliosa. Che cosa voglio, che cosa dunque voglio cosi ardentemoute ì Non lo so, ma so che non sono dei beni terreni. Come non crederò all’immortalità dell’anima quando si sente nella propria una così incommensurabile grandezza. Gettato uno sguardo attraverso «vetri. E’ buio: degli squarci, del chiarore. C’ò da morirne. O mio Dio, mio Dio, chi sono, dove vado, dove sono?» Le emozioni contradditorie lo stancano, 10 disanimano: «La lussuria mi fa soffrire. Ancora pigrizia, tristezza, Angoscia. Tutto mi sembra insignificante. L’ideale ò inaccessibile: mi sono già perduto. Lavoro, denaro, gloria: perchè? A clic cosa servono i piaceri materiali? La notte eterna si avvicina, e mi sembra che sto per morire. M’annoia notare i particolari: vorrei scrivere con segni di fuoco. Amore. Penso a un romanzo di questo tipo» Senonchc non dobbiamo fermarci a considerare esclusivamente i parossismi della crisi, ma prendere in esame il fluire quotidiano dell’esistenza di Tolstoi, la.sua golosità sensuale che lo trascinava da gonnella a gonnella, la caccia assidua alle donne con una insistenza di buongustaio e una curiosità psicologica che forse soltanto Stendhal eguaglia. Chi si ferma sugli spasimi e gli abissi: «Stanotte, sono stato torturato da un dubbio improvviso di ogni cosa. Benché ora esso abbia cessato di straziarmi,, ò sempre in me. Perché? Che cosa sono? Più di una volta ho tentato di risolvere tali problemi, ma non sono riuscito ad ancorarli nella #vita vissuta» rinuncia ad avere una visione totalo dell’uomo, e rischia di non capire il ricco fondo, l’humus dello scrittore. Guai ad accontentarsi di una formola, davanti a questo continuo rigoglio di sensazioni («Mi sono fatto ieri tagliare i capelli. Ciò mi pare un segno di rinascita»), che il matrimonio e la vecchiaia (la fuga allo vigilia della morte) non troncarono mai completamente. Iasnaia Poliana © Sofia Androievna dovrebbero rappresentare l’arrivo in porto, la quiete cho consento di metterò in cantiere La yucrra t In jiace. Ma ò impossibile Illudersi: 11 fidanzamento: u 16 settembre. - Dichiarazione. Lei: si. Lei: come un uccello ferito. Inutile scrivere. Non ò possibile dimenticar ciò, metterlo in carta», c quanto alla pagina sulla vita coniugale (t. II, p. 165), per trovare qualcosa di sì vivo bisogna’ scovare qualche periodo imperlato di ILSlif do la Bretonno. L’epilogo (1863) lascia aperta la partita: «Tutto ciò ò finito. Non c’cra niente di vero. Sono convinto di lei; terribilmente scontento di me. Ruzzolo lungo la china della morto, e avverto appena in me la forza per fermarmi nella discesa. Eppure, non voglio la morte,’ voglio ed amo l’immortalità. Per quale scopo scegliere? La mia decisione b presa da tempo. Le lettore, l’arto, la pedagogia, la famiglia. Mancanza di perseveranza, timidezza, pigrizia, ecco à miei nemici...» Iasnaia Poliana, la moglio, la letteratura, le riforme sociali non furono per Tolstoi cho dei derivativi, degli espedienti, il modo di imbrigliare tcnipovaneamcntc la propria foga. Dopo i grandi romanzi, la purificazione non era avvenuta. Non avvenne con la predicazione politica, morale, religiosa. La corsa attraverso lo vita non conosceva tregua. Il purosangue si arrestò, sfinito, soltanto alla staziono di Astapovo. ARRIGO CAJUMI. Programma d’abbonamento al " Barelli „ per il 1927 11 BARF.TTI uscirà nel nuovo inno In sol pagine mensile, ma si faranno numeri speciali dedicati ai principali scrittori italiani o stranieri con pAgine inedito delie loro opere. Questi numeri saranno riservati ai itoli abbonati. Il prezzo d’abbonamento è portato a L. 15 Estero L. 39 • abbonamento sostenitore L. 100. Chi manderà l’abbonamento sostenitore riceverà In dono, a richiesta, pubblicazioni della Casa Editrice per L. 30. - Chi ci procurerà almeno dieci abbonamenti ordinari riceverà In dono, a richiesta, pubblicazioni della casa editrice per L. 25. Chi cl procurerà 10 abbonamenti sostenitori ricoverà in dono n richiesta pubblicazioni della casa per L. 500 o una collezione completa di Rivoluzione Liboraio o del Barettl, orinai rarissime. 18 Via Convenne • ROMA Opere. di Stkfax George: Die lidchcr der Ilirtni vini Vrengedichle der Sagcji inni Stinge nini tiri htìngenden Odrtcn (Poesie) co. L. 30,— / Igni ni cu, Pìlijerfàhrtrn, Alynbal (Poesie) ca. L. 25,— Dm Jarh ilrr Sole (Poesie) ca. L. 30,— l)cr sieben!r King ■ Poesie!) ca. L. 40,— De Stern lire llmnlre (Poesie) ca. L. 40,— Dtr Te lunch ih.* Lrbens unii ihe Lini ir von Tintivi inni Toil ca. L. 25,— Die Oòltfiche Ko in Odi e con Dante Alighieri Uebrrt ragli ngm von Sfe/uii (ìcinge ca. L. 75 Oin re. ili Thom as Mann: Novità liti 1026: Unon/ninig airi frii/ics Le.nl (Novella) leg. L. 27 broché L. 18 Pt tri ter Rtchcntchnft bieche L. 17 Dee Znnberberg (edizione integra in un solo volume su carta oxford) legato L. 72. 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