Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/125

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54 parte prima

presentano due diversi stadii di svolgimento. Il brâhmanismo de’ filosofi, quantunque in una forma, astratta, conservava il culto delle divinità, confondendole tutte in uno Spirito supremo creatore e reggitore dell’universo. E insegnava che il liberarsi dalla trasmigrazione dell’anima era un ricondurre quest’anima a quel supremo spirito: il qual ritorno dell’anima allo spirito universale era, secondo alcuni, un assorbimento come d’una goccia nell’oceano; o, secondo altri, si operava conservando la propria esistenza individuale, che durava eterna nel cielo del supremo spirito. E finalmente insegnava, che questa liberazione si otteneva specialmente per via di sacrifizii, atti di adorazione, austerità; e per la contemplazione di questo spirito supremo nelle sue varie manifestazioni. Il buddhismo dei monaci si avanzò anche più in questa rivolta contro la religione antica. Le dottrine buddhiche rigettarono l’idea d’una divinità suprema; insegnarono che le preghiere, gli atti di adorazione, i sacrifizii, l’austerità, erano assolutamente senza profitto, e cose affatto impotenti a modificare menomamente la legge inesorabile, fatale, dell’universo, espressa col dogma della trasmigrazione. Il Buddhismo distingueva gli uomini in ignoranti e in saggi, ovvero, come lo abbiamo accennato nell’altro capitolo,1 in laici ed in membri della comunità religiosa o monaci. Gl’ignoranti, o i laici, erano quelli che non si potevano distaccare dal mondo e dai suoi allettamenti; e non aspiravano che a rinascere in una condizione di esistenza la più felice possibile; e per conseguire quell’intento operavano tutto il bene, di cui erano capaci, secondo la morale di Çâkyamuni. I saggi erano coloro che, persuasi che il dolore


  1. Vedi a p. 42.