Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/139

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68 parte prima

lute.1 Egli è malagevole vivere santamente, a colui che è di nobile ed alto lignaggio; facile al povero e al meschino.2 Quanto è più accetta al Buddha la scarsa elemosina del povero, che non le abbondanti offerte del ricco! In una bella leggenda è detto, che un pugno di fiori offerto al Buddha da un poverello bastava a colmarne il vaso che egli portava seco per le elemosine; mentre non lo potevano riempire dieci mila moggia di doni offerti da un ricco.3 E un’altra leggenda narra ancora, come un volta, per fare onore al Buddha, molte lampade si erano preparate per essere accese in segno di gioia; ma fra quante ve n’erano, solo una, quella offerta da una povera donna, illuminava il sentiero a questo apostolo della carità; quelle che i re, i grandi, i ricchi avevano donate, si erano tutte come offuscate e spente.4 Amava anche intrattenersi co’ peccatori, piuttosto che con tali che si credessero giusti e saggi. Si racconta, fra le altre, che quando Gâutama coi suoi discepoli dimorava in un bosco delizioso nelle vicinanze di Vâicâlî, una prostituta per nome Apapalika, che abitava gli stessi luoghi, compiacevasi d’andare spesso a sentir le prediche del Buddha; finché un giorno invitò umilmente il maestro e gli scolari di lui a mensa in casa sua. L’offerta fu accettata; quando poco dopo, mentre il maestro predicava ad una radunata di nobili, un principe fra tutti il più ricco e di alto lignaggio e di molto sapere lo in-


  1. Sûtra in 24 capitoli, § 11; nella traduzione tibetana dello Schiefner tradotto nel vol. i, Mélanges Asiatiques tirés du Bulletin de l’Ac. Imp. des Scien. de St. Pétersbourg, i, p. 442; nella traduzione cinese v. Beal, A Catena of Bud. Scrip. p. 195.
  2. Schmidt, Der Weise und der Thor, p. 40.
  3. Remusat, Foe-koue Ki, p. 77.
  4. Schmidt, op. cit., p. 327.