Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/194

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parte prima 123

bra, a un’apparizione fantastica.1Ogni cosa, animata e inanimata di questo mondo, è sogno, è miraggio ingannevole.2 — Rigettando ogni possibile idea d’esistenza, il Mahâyâna fa rientrare nel nulla fin l’idea assoluta del Buddha, dicendo che la sua virtù e la sua saggezza non vivono che relativamente.

Ma qualcosa di più mostruoso, che è conseguenza di questo strano modo di osservare il mondo, nasce come incremento della nuova dottrina. Ed è, che non si deve dare accesso nel pensiero ad alcuna idea sopra gli oggetti che ci circondano; cioè non si deve nè stimare nè pensare, che tal cosa sia realmente la tal cosa, e la tal’altra sia propriamente la tale altra: non si deve avere l’idea della differenza, perchè, dicono, non c’è assolutamente nulla che sia simile o differente. Ogni nozione, ogni concetto di una cosa qualunque ella sia, ammessa come esistente, è ignoranza. Ogni idea ottenebra e accieca il pensiero, ogni ragionamento lo turba.3 E siccome l’universo e gli esseri non sono creati che dal pensiero,4 ossia non esistono che nel pensiero; così, se l’azione di pensare ci abbandona, noi non apparteniamo più al mondo; e ci liberiamo dall’ignoranza per nascere nel dominio puro dei Buddha.5 Il più alto grado a cui l’uomo si può innalzare, che è la pura intelligenza (la Bôdhi), consiste dunque nel rigettare lungi da sè ogni idea, ogni nozione, ogni pensiero, ogni ragionamento. Per questo mezzo si acquista la saggezza del Buddha, ossia la Bôdhi:6


  1. Prajňâpâramitâ, in Wassiljew p. 152.
  2. Ashtasâhasrika, Hodgson, ibidem p. 12.
  3. Ratnakûda, Wassiljew, p. 155.
  4. Ghanavyûha mama mahâyana sûtra, ibidem, p. 160.
  5. Ibidem.
  6. Wassiljew, p. 133.