Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/235

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164 parte prima

contemplazione della verità astratta, e nelle cose più pure che la mente possa immaginare. — Le idee della prima serie appartengono a tutti gli esseri che abitano nelle quattro regioni dell’Inferno, a coloro che abitano la Terra e a coloro che risiedono nelle sei regioni dei Dêva (Dêva-lôka): ossia nelle undici regioni del dominio delle passioni. Le idee della seconda serie sono proprie agli esseri delle diciotto sedi di Brahman (Brahma-lôka) e di coloro che, essendo già entrati nel cammino della perfezione, percorrono una delle quattro strade che conducono al Nirvâna. Le idee della terza serie appartengono a quegli enti superiori, che si sono innalzati nelle regioni della contemplazione più pura, e che sdegnano tutto quel che concerne questo mondo, tale quale i volgari lo considerano.1

L’uomo, anco pei Buddhisti, ha una intelligenza che lo rende superiore a tutti i viventi, eccetto a’ Dêva; egli è capace di pensare, riflettere e ragionare. Ciò non ostante è tenuto come un essere affatto materiale, prodotto per l’effetto di cause materiali anch’esse. La sua esistenza è soltanto il resultato dell’unione di quelle cinque parti, di cui s’è parlato di sopra, le quali operano di conserva, in certe date circostanze: rotta quella unione, l’uomo cessa d’essere uomo; come la nuvola cessa d’esser tale, quando si decompone in pioggia; come un carro sfasciato non è più un carro, ma legna da ardere. Per aver la luce, seguitano a dire i nostri filosofi buddhisti, c’è bisogno della lampada, del lucignolo, dell’olio, della fiamma; per aver l’uomo, c’è bisogno del corpo e degli altri quattro skandha. Quando la fiamma si spenge, la luce non è più; quando i cinque skandha si sciolgono dalla loro unione,


  1. Bigandet, p. 457.