Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/270

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parte prima 199

modus del principio materiale universale, nel suo stato durevole di Nirvritti o riposo, sono designati col nome di Sûnyatâ, Sûnyatâ, che spesso è sinonimo di Akâsa, è pertanto l’astrazione da ogni principio generatore dei fenomeni naturali, è il resultato della totale sospensione dell’attività della natura, è il vuoto o il Nulla. — Questa scuola si divide in Svâbhavika semplice e Prajñâ svâbhânika, detta anche Prajñika; la quale ultima suddivisione si accorda colla prima nello ammettere la materia come la sola cosa esistente in realtà; ma suppone una certa unità fra i poteri e le forze della materia stessa nello stato di Nirvritti, e chiama Prajñâ o Sapienza la somma di questi poteri e di queste forze della natura. — Prajñâ diventa così un principio universale molto simile al Pradhâna della filosofia Sânkhya di Kapila. — Questo principio ha pur esso due modi d’essere, l’uno assoluto e durevole detto Nirvritti, l’altro relativo e transitorio detto Pravritti.

Nella scuola che venne dipoi e che porta il nome di Aiçvarika, Prajñâ, assumendo le qualità d’un’essenza immateriale, diventò una deità suprema ed infinita, che si chiamò Içvara, «esistente di per sè stesso», od anche Adi buddha «Intelligenza prima». Tutte le cose dell’universo procedono da questa essenza divina; e il corpo dell’uomo, che si tiene pure in questa scuola composto dei cinque elementi, è animato da uno spirito, che è riguardato come una emanazione di quella divinità. L’Aiçvarika ammette anch’essa i due stati d’azione e di riposo delle scuole Svâbhavika e Prajñika; ma, secondo essa, l’essenza divina è nello stato di Pravritti, quando è considerata in unione a tutte le cose, è nello stato di Nirvritti, quando ne è considerata disgiunta e indipendente. Le forme e i fenomeni dell’universo procedono nel se-