Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/328

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parte prima 253

cioè Buddha, Dharma e Sangha, s’egli ardesse a quella i profumi, ne avrebbe veduto tosto la miracolosa efficacia, secondo le sue intenzioni. Il re che aveva la moglie amamalata, ordinò a Mo-hu-tse di bruciare l’incenso prodigioso, pregando in pari tempo per la guarigione della donna; la quale in breve tornò sana. E il re ne ebbe tanta gioia che ricompensò generosamente lo Çramana; e la fede guadagnò molti animi». (Wa-han-san-zai-tu-ye, k. xiii, f. 9-10).

Dalla Corea il Buddhismo passò al Giappone, il quate ora sta a rappresentare l’estremo confine orientale, a cui giunse la dottrina di Çâkya. Il Nitu-pon wau-dai iti-ran dice: «Il tredicesimo anno dell’imperatore Kinmei ten-wau (553 d. C.) il re di Fakusai (in Cinese Pai-ci, uno dei tre reami della Corea) inviò al Giappone un’ambasciata con una immagine del Buddha e alquanti libri religiosi. Uno dei ministri del re Kinmei, chiamato Iname, cercò di persuadere il monarca a rendere omaggio alla nuova divinità; ma un altro ufficiale di Corte, Monono beno Ogosi, lo dissuase dicendo: Il nostro reame è di origine divina, e il Dairi (l’imperatore) ha già da venerar molti Dii; se egli venera anche quelli degli stranieri, i nostrani se ne avranno a male, e monteranno in collera. Il Dairi allora fece dono a Iname della statua del Buddha che aveva ricevuto; e Jname ne ebbe tanta gioia, a che fece abbattere la propria casa; e in luogo di quella vi costruì un tempio, dove pose la sacra immagine. D’allora in poi cominciò a spargersi la religione buddhica nel Giappone, e si principiò a edificare i templi detti Ga-ran». (Nitu-pon wau-dai iti-ran, traduzione di Titzing, edita da Klaproth, pag. 34-35). Diciotto anni dopo, ossia il trentunesimo anno di Kinmei, (= 571) secondo quello che narra un’altra storia giapponese, una immagine di Amitâbha, la quale era stata portata nel reame di Fakusai dal Tendiku (India), venne nel Kami-no kuni (Giappone); e apparve, tutta circondata di luce, sulle rive di un lago presso Nanina (odierna Osaka), senza che alcuno ve l’avesse portata. Allora lo stesso re Kinmei, meravigliatosi di questo miracolo, fece trasportare l’immagine nella