Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/354

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parte seconda 279

Il Thien, come potenza che si rivela nelle leggi, a cui sottopose la vita cosmica, la vita sociale e la vita dell’individuo (la eccellenza delle quali leggi si fa manifesta pel fatto, che ogni cosa riesce bene se procede conforme a quelle, male, se da quelle devia), il Thien, dico, è invocato a ogni passo dei King e dei Libri classici come cagione di tutti gli eventi umani; alla stessa guisa d’un Dio, che sorvegli e provvegga ad ogni cosa, e per la volontà del quale ogni cosa accada. «S’io non ho avuto un abboccamento col principe di Lu, dice Mencio, è il Cielo che non l’ha permesso»;1 e altrove: «Il Cielo, a quanto sembra, non desidera ancora che la pace e la tranquillità si ristabiliscano nell’Impero».2 Altri passi di tal genere, che sarebbe lungo citare, s’incontrano facilmente nelle Scritture classiche e nelle canoniche. Lo stesso si dica pel Shang-ti, che è un’altra forma del Thien. Soltanto, lo Shang-ti, il quale si trova di preferenza nominato nei King invece del Thien, piuttosto che rappresentare una provvidenza generale, che si estende a tutte le cose, rappresenta un soprintendente alle faccende del governo e alle azioni del sovrano; e non si occupa che pochissimo de’ volgari: cercherà la felicità del popolo, se ne è meritevole, ma non si degna guardare all’individuo, eccetto l’imperatore, come qualche volta fa il Thien.


    che il calore aveva screpolata e spaccata in varie direzioni (Shih-king, i, iv, vi, 2; ii, i, ix, 4; ii, v, i, 3). — Le sorti si traevano anche quando s’aveva a fondare una città, un villaggio, un edifizio. Non mancavano nemmeno gl’interpreti dei sogni, specialmente per quegli de’ re e degli uomini di grande importanza nello Stato (Shih-king, ii, iv, vii, 5; ii, iv, vi, 4).

  1. Mèng-tse, i, ii, xvi, 3.
  2. Mèng-tse, ii, xiii, 5.