Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/433

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358 parte seconda

capace d’intenderlo in ogni sua parte. Imperocchè preso allora di mira quell’unico fine (il Sommo bene), non vacilla, nè ondeggia dubbioso in cerca d’altro: e imperturbabile e tranquillo, pone ogni sua cura a investigare il modo di conseguire la meta.

«— Ma è necessario, per riuscire, procedere per ordine; perchè le cose e le azioni hanno cominciamento e fine, cagioni e conseguenze; ed è quel che bisogna conoscere, se si vuole esser certi che la via, in cui siamo per entrare, conduca veramente al punto desiderato.

«— Ora, quei «tre soggetti capitali» (san-kang-ling), che epilogano la Dottrina, si svolgono per otto punti (pa-tiao-mu), che sono esposti come appresso: — In antico, quel sovrano, il quale voleva che la potenza morale e intellettuale dell’uomo si manifestasse da pertutto, procurava che ogni Stato fosse ben governato; per ottener ciò, che tutte le famiglie fossero guidate saggiamente; e per aver anche questo, che ogni individuo sapesse regolar sè stesso. Per regolar sè stesso è necessario che lo spirito, l’anima, quel che i Cinesi in somma chiamano «il signore del corpo», che per loro è il cuore, sia retto; e uno s’accorge della rettitudine del cuore, quando i pensieri ne sgorgano schietti e reali. La schiettezza e la realtà del pensiero s’acquista col sapere; e il sapere, con investigare le ragioni delle cose».


Gli otto punti fondamentali della Dottrina sono pertanto i seguenti:

I. Investigare le cose;
II. perfetta conoscenza di quelle;
III. realtà e schiettezza di pensiero;
IV. rettitudine di mente e di cuore;
V. coltura di sè stesso;