Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/49

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xliv introduzione

parte dell’Impero. Gli stessi sovrani dettero credito a queste pratiche di volgare superstizione, e la corte fu piena di alchimisti e di maghi, ai quali s’era dato il nome di Tien-sse, o Dottori celesti. Dalla dinastia degli Han fino alla dinastia regnante, la setta dei Toasse ha continuato ad estendersi non solamente nella Cina, ma ancora nei paesi vicini; ed è in vigore oggidì nella Cocincina, nel Tongkino e nel Giappone.1

Fra la moltitudine delle opere prodotte dai seguaci di Lao-ze, nessuna gode di tanta autorità, quanto quella che porta il titolo di Kan-ying-p’ien, ossia «Libro delle ricompense e delle pene». È essa un codice di morale taoistica, dove in mezzo a insegnamenti della più pura morale si trovano curiose puerilità. Al pari dell’Evangelio, il Kan-ying-p’ien condanna quelli ancora qui mœchantur in corde suo; e raccomanda la purità non solo delle parole e delle opere, ma anche dei pensieri.2 Noi diventiamo colpevoli, dice il codice taoistico, dal momento che abbiamo concepito il desiderio di peccare.3 Dall’altro lato poi, alcune minute particolarità spandono qualche volta il ridicolo fra queste massime di morale veramente cristiana: e ciò


  1. Grosier, Description de la Chine, p. 571; — Julien, Livre des Récompenses et des Peìnes, p. vii-viii.
  2. Kan-ying-p’ien, trad. del Julien p. 512, 516.
  3. Ibidem, p. 328.