Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/523

Da Wikisource.
446 parte seconda

fin qui occupata la tua mente, sono vecchio retaggio delle antiche età: nient’altro che reliquie del passato. Or non è egli singolare, che tu non sappia camminare che su l’orme de’ morti; che tu non t’adopri a coltivare che un campo sterile, dove non trovi che ossa?

Confucio lasciato che ebbe quel filosofo, fece ritorno a’ suoi discepoli. Per tre giorni interi il maestro non fece parola dell’accaduto; della qual cosa Tse-kung maravigliato, fattosi animo egli stesso lo interrogò a questo proposito. Confucio rispose: — Quando l’avversario usa nel discutere ragioni, che a guisa d’uccelli se ne volan via rapidamente; io ordino il mio ingegno a guisa d’arco teso, nè mai è accaduto che la freccia abbia fallito il colpo. Quand’egli usa ragioni che corron come cervie; l’ingegno mio si può paragonare a un veltro, che corre, le raggiunge, le abbatte. Quand’egli usa ragioni che guizzan come anguille; ecco il mio ingegno come un amo, che i pesci subito abboccano. Ma se egli è un Drago che s’innalza su le nubi, che trascorre i puri campi dell’etere, io non posso seguirlo. Oggi ho veduto Lao-tse; egli è come il Dragone volante! Invano ho tentato parlare; il mio spirito e il mio intelletto, come smarriti, non sapevano dove si fossero.

Yang-tse andò a visitare Lao-tse; e questi gli disse: — La pelle gaia del Leopardo, e le singolari movenze della Scimmia, son quel che attiran le frecce del cacciatore. — Yang-tse gli domandò anche alcuni schiarimenti intorno al modo di governare degli antichi. — Il governo dell’illustri re dell’antichità, rispose Lao-tse, era veracemente efficace, e nondimeno eglino non ostentavano d’adoperarvisi; in quel tempo la civiltà aveva trasformate le genti, e pertanto il po-