Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/531

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454 parte seconda

amando dare un nascimento comune a tutte le varie pratiche e le varie credenze della loro religione, e riporlo nell’antichità più remota, riconducono tutte le sètte al tempo dell’imperatore Huang-ti, che regnò or son più di quarantacinque secoli. L’espressione Huang-Lao, con la quale si vuole invocare il nome del detto sovrano e quello del filosofo Lao-tse, è oggi la formula mistica per indicare la dottrina del Tao.

Adoprandoci ora a fare una succinta istoria delle origini di questo singolar sistema religioso, ragioneremo primieramente dell’Arte magica: argomento vasto, che a trattarlo compiutamente richiederebbe un intero libro, ma che io procurerò di ridurre nel più breve spazio che mi sarà possibile.

Parlando della religione degli antichi cinesi, dicemmo di certi enti immortali, che popolano la Natura, i quali si chiamano Shên: e si possono riguardare come personificazioni delle forze della Natura stessa, e de’ diversi fenomeni che appaiono nel mondo. A questa medesima qualità dì enti appartengono anche gli uomini che sono passati di questa vita. Vengono allora detti Shên umani; ed essi e gli altri, chiamati Shên celesti e Shên terrestri, formano oggetto di culto, anzi la sostanza del culto della Cina antica. Dichiarare il valore della voce Shên, piuttosto che arduo, è impossibile. Gli stessi Cinesi dicono: «tutto ciò che la gente non può chiamare con nome preciso, chiama shên». Del resto, rimandando a ciò che avvertimmo altrove su tal soggetto,1 noi continueremo anche qui a tradur quella parola genio o spirito; non perchè questi nostri vocaboli le si adattino giustamente, ma per non usar troppo di frequente il monosillabo cinese.



  1. Vedi Parte seconda, cap. i, pag. 274.