Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/610

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parte seconda 533

ferenza non è disegnata. Questi tre Dei si manifestarono dapprima in Takamano hara,1 o, in altri termini, nei «Campi del Cielo empireo». Hirata propenderebbe a credere che essi dimorino oggidì nella Stella polare, che è riguardata come il culmine del Cielo. Una tal credenza non è però accettata da altri Sintoisti.

Il secondo diagramma rappresenta lo spazio circoscritto da una linea, con dentro le sopraddette tre macchie nere. Ma sotto ad esse, vi è segnato un circolo, dentro il quale è scrìtto iti motu, ossia «una cosa». In quanto che è narrato, che «nel principio del Cielo e della Terra oravi una cosa in mezzo al grande spazio, la cui figura non può essere definita». Quella cosa sta a rappresentare la prima manifestazione della potenza creatrice dei primi Dei.

Nel terzo diagramma quell’oggetto primo creato ha cominciato a prender forma. È raffigurato come qualche cosa di convesso, a foggia di campana. Gli antichi testi voglion che da quella «cosa», simile a una nube secondo alcuni, a un giunco, secondo altri, la quale è indicata nel secondo diagramma, uscissero fuori due Dei; il primo chiamato Umashiashikabihikojino kami; il secondo Amenotokotacino kami. Quest’ultimo, a detta di Hirata e Hatori, sarebbe il Sole, a detta di Motoori, il Cielo; l’altro è identificato con il Dio Sukunabikona, che dette aiuto a Ohokuninushi, quando imprese a incivilire il Giappone.

Il quarto diagramma rappresenta tre globi di varie grandezze, congiunti fra loro come da un cordone. Il più grande è contrassegnato col nome di Ame, «Cielo»; e contiene dentro cinque macchie nere, che voglion dire


  1. Secondo altri autori, in Amatumi sora.