Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/619

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540 parte seconda

rispose chiamarsi Konohana Sakuyahime, ed esser figliuola di Ohoyamatsumi, Dio delle montagne, e avere una sorella maggiore di nome Ihanagahime. Il giovane Iddio e sovrano, preso d’amore per quella donna, la chiese in isposa al padre di lei. Questi subito gli mandò tutt’e due le sorelle; ma la maggiore essendo bruttissima, Ninigino mikoto subitamente la fece ricondurre al padre. Il quale, come l’ebbe, recatosi dal principe sì gli disse: — Principe e Dio, offrendovi entrambe le mie figliuole, io aveva in animo di far che la tua divina prosapia fosse forte e durabile, come potea venirti solo da Ihanagahime, e bella quanto i fiori del ciliegio, come la poteva procreare Konohana Sakuyahime.1 Ma ora che tu hai rigettato Ihanagahime, la tua progenie sarà effimera com’è la bellezza de’ fiori; e il dolore della ripudiata fanciulla accorcerà anche più la vita degli uomini.

«— In appresso vengono le preci dedicate all’Icino miya, o al maggior tempio del luogo, dove uno ha dimora. Oltre a questi templi in alcune provinole del Giappone si onorano i così detti Kunitama no yashiro, i quali Motoori pensa fossero in origine consacrati a coloro, che primi occuparono e coltivarono quella parte di suolo, dove s’innalzano i detti edifizi.

«Fra le antiche pratiche sintoiche, che anche oggi sono in uso, è quella di portare i fanciulli appena nati al tempio locale, per metterli sotto la protezione dell’Uji gami, «Dio della Famiglia». La deità locale è più correttamente chiamata, come si ritrova negli antichi scritti, col nome di Ubusunano kami, che equivale a «Dio


  1. Il nome della sorella brutta è composto di Iha «roccia o scoglio» e naga «lungo», parole che insieme sono il simbolo pella longevità; il nome della bella, vale «lo schiudersi de’ fiori degli alberi».