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Il Canzoniere 121

     8Suoi strali Amor, e tutto ’l mondo ammira.
E le vaghezze del bel viso sempre
     L’infiamman col leggiadro e vago petto,
     11Ch’albergo d’onestate il mondo appella.
Come può dunque mai mancar soggetto
     A chi volge a cantarvi le sue tempre,
     14S’ogni in Voi parte è così rara e bella?


V. 1. Sano, non turbato dalla passione; cfr. Dante: «...intelletti sani», Inf., IX, v. 61.

V. 4. Mira, meravigliosa, e sola, unica al mondo.

V. 5. Tira, lo attrae; lo lega con la chioma, lo accende con gli occhi. Si noti la proprietà dei verbi usati.

V. 7. Comparte perchè sono due, gli occhi, ed entrambi egualmente rifornisce di strali Amore.

V. 13. Tempre, senso vago, la sua arte temprata, melodiosa; cfr. Dante: «Ma poi che intesi nelle dolci tempre», Purg., XXX, vv. 94-95.


LXVII.

Tutti — afferma il poeta — lodano la Mencia o per questa o per quella sua dote impareggiabile: ma tutti concordano nel dirla donna dal cuor di marmo.


Chi dice che duo soli gli occhi vostri
     Avanzan col divin splendore, e poi
     Ch’ogni bellezza ed ogni grazia in Voi
     Stan come perla, che s’indori e inostri,
E che non fu, nè v’è ne’ tempi nostri,
     Nè mai sarà mill’anni ancor, e poi
     Sì vago e sì bel petto, u’ tutti i suoi
     Favori vuol Amor, che ’l ciel ci mostri.
V’è chi ’l bel viso senza par estolle,
     Chi ’l saggio ragionar e dolce loda,
     E que’ bei modi lèva sin al cielo.