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182 Matteo Bandello

     11Che l’alme a sè tirar e vincer suole.
Ma se di que’ begli occhi altrui fa dono,
     Vedesi chiar, che l’uno e l’altro sole,
     14D’ogni dolcezza il bel e dolce sono.


V. 1. In poco spazio, il volto della Mencia accoglie in sintesi le bellezze tutte del mondo.

V. 4. È il dantesco: «venuta | Di cielo in terra a miracol mostrare», Vita Nuova, XXVI, vv. 7-8.

V. 7. Rubin, la bocca che rosseggia come rubino orientale; parte cioè divide in due parti quel bel volto.


CXXIII.

È l’elogio del seno formoso della Mencia, e, per incidenza, degli occhi e di altre beltà di lei.
        Canzone.


Da que’ begli occhi, da’ begli occhi, ond’io
     Involo l’esca alla mia vita frale,
     Un sì bel fuoco folgorando sale,
     Che ride l’alma, mentre s’arde il core.
     5Ed egli tutt’acceso divien tale,
     Che si trasforma in lor, e a me restìo
     Qualità cangia, e volge ogni desio,
     Come l’informa quel divin splendore.
     Manda poi spesso dal mio petto fore
     10D’alti sospiri una gran nebbia ardente,
     Con un pensier, che la mia Donna e ’l fuoco
     Si chiari mi dimostra in ogni loco,
     Che null’altro da me si vede o sente.
     I’ veggio allor presente
     15Quel dolce lume lampeggiar in modo,