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Il Canzoniere 309


XV.

È il secondo dei detti sonetti-epitaffi; ed è per moglie uccisa dal dolore che le straziò l’animo alla notizia della morte del marito.
      Anche questo il Brognoligo, l. cit., p. 21, n. 1, ricollega, e con buon senno, ad una novella, la I-13 del seguente argomento: «La signora Camilla Scarampa, udendo esser tagliata la testa al suo marito, subito muore». Questo «pietoso e breve caso», che è ora ricordato da una lapide nel Castello dei marchesi Scarampi in Camino (nei pressi di Casale Monferrato), il Bandello afferma averlo udito «questo carnevale passato» ad Asti, in casa del conte Giovan Bartolomeo Tizzone, da Giovanni Rotario. È più che una novella, un esempio recato innanzi da uno degli astanti a provare «che il dolore rompa lo stame de la vita umana». La narrazione è dedicata ad una omonima e parente della protagonista, insigne letterata contemporanea, alla signora Camilla Scarampa Guidobuona; è poi per noi notevole nel periodo che segue, l’invito che le rivolge a scriverne in versi: «Il che sarà cagione — le soggiunge nella lettera di dedica — che questa mia novella non potrà esservi se non cara, e giovami credere che sarà cagione di farmi vedere qualche vostra bella composizione, parendomi un’età che io non ho da voi nè lettere, nè rime... Ma com’esser può che di così nobil morte e pietosa di questa vostra parente voi negli scritti vostri non abbiate fatto mai menzione alcuna? chè in vero merita esser tenuta viva ne la memoria de la posterità». E quasi a riparo della lamentata lacuna detta egli stesso il seguente sonetto.


Se Portia, dopo Bruto, star in vita
     Non volse per soperchio e grande amore,
     Come non le bastava il sol dolore
     4A far del mondo l’ultima partita?
E quella, ch’ogni istoria mostra e addita,
     Lucretia, avendo perso il casto onore,
     Perchè col ferro si trafisse il core,
     8Se tanta doglia in petto aveva unita?
Chè, essendo a me portato il fiero messo,