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316 Matteo Bandello

Così costei che sola è donna in terra,
     20Come del viso scopre la chiara alba,
     Ligustri mostra con vermigli fiori,
     E spesso adombra i vivi raggi al sole,
     E vince di candor la fresca neve,
     Sì dolce a noi rivolge le sue stelle.
25Non è nel ciel pianeta o ferme stelle,
     Che sì costringan nostri corpi in terra,
     Come ella fa, più fredda assai che neve,
     Chè cominciando il giorno alla bella alba,
     E quando al Mauro più s’attuffa il sole,
     30Volge nostre alme, com’il vento i fiori.
Prima dal ghiaccio uscir vedransi i fiori,
     E ’l ciel sereno senza luce o stelle,
     Ch’io lasci di seguir questo mio Sole,
     Ch’avviva quanto nasce e sorge in terra.
     35Però, di giorno in giorno, d’alba in alba,
     Cantando il seguo al caldo e a la neve.
Chi neve — vol veder ei vivi fiori,
     E, dopo l’alba — fiammeggiar le stelle,
     39in terra, — veggia il mio lucente Sole.


V.1. Nè, questa enumerazione retorica in forma negativa, per contrasto, dà all’esordio un andamento di canzone popolare. Forse ebbe presente quest’altro esordio petrarchesco: «Nè per sereno ciel ir vaghe stelle, | Nè per tranquillo mar legni spalmati, | Nè per campagne cavalieri armati, | Nè per bei boschi allegre fere e snelle; | Nè d’aspettato ben fresche novelle, | Nè dir d’amore in stili alti et ornati, | Nè tra chiare fontane e verdi prati | Dolce cantare oneste donne e belle; | Nè altro sarà mai ch’ai cor n’aggiunga», Canz., CCCXII, vv. 1-9.

V. 9. Avara la terra sterile di fiori di cui è invece ferace il sole simbolico della Mencia.

V. 14. Uscisse. Intendi: prima che esca.

V. 15. Minute stelle. Cfr. son. CXLI, v. 2 nota.

V. 17. Persi, di color nero rossiccio. Lo usa Dante spesso, in Inf., V, v. 89; VII, v. 103; Purg., IX, v. 97; Par., III, v. 12; e