Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/63

Da Wikisource.
60 Matteo Bandello

Che ’n que’ begli occhi, come in propria sede,
     Armato regna Amor, e vuol che piova
     Quinci ogni grazia, ogni dolcezza a prova,
     Per far del mondo inusitate prede. 8
Alma sì fiera, sì spietata e cruda
     Non è, che senta il caldo di que’ rai,
     Che tutta non si cangie al primo sguardo. 11
I’ ch’avea l’alma d’ogni aìta ignuda,
     Da sì bel fuoco, che non manca mai
     Sfatto in faville incenerisco, ed ardo. 14


Vv. 1-2. Nova beltà: bellezza giovanile nel senso usato da Dante per il titolo del suo giovanile libello Vita Nova; rara, peregrina.

Vv. 3-4. Pompe, bellezza fastosa, trionfale, a tenore della etimologia greca del vocabolo. Rinnova le vere, le più autentiche ed insigni bellezze famose, ed eccede, supera tanto le antiche quanto le moderne donne celebrate per venustà.

V. 12. Ignuda, spoglia, priva d’ogni aiuto.


V.

Ritratto fisico della Mencia. — Analisi delle bellezze corporee di essa, congiunte nella chiusa con quelle morali.

Lascive chiome inanellate, e sparte,
     Che bianco avorio, e minio ricoprite,
     Stellanti ciglia al mondo, e al ciel gradite,
     Occhi u’ natura usò l’ingegno, e l’arte, 4
Rosate labbra, donde for si parte
     Il bel parlar, ch’ha tante grazie unite,
     Alabastrine guancie, e colorite,
     Isnelle membra, e belle a parte a parte; 8
Cieco pur è chi le bellezze vostre
     Non sa veder, che per se stesse sono