Pagina:Il Catilinario ed il Giugurtino.djvu/199

Da Wikisource.
148 il giugurtino

davano. li cibo loro contra la fame e sete, non a disordinata voglia nè a lussuria era.

CAPITOLO LXIX.

Del modo per lo quale la città di Capsa fu presa.

Lo consolo, avendo spiate tutte queste cose, e, siccome io credo, confortato e atato da Dio (chè contra tante malagevolezze per suo consiglio non potea egli sufficientemente provvedere; chè anche, sopra le dette cose, era molestato per difetto del formento, perocch è li Numidi più studiano a pasture di pecore, che a’campi di biada; e tutta quella ch’era suta, per comandamento del re Giugurta, aveano eglino portata ne* luoghi guarniti e forti; li campi erano aridi, e di tutte biade in que’ tempi vuoti, perocch*era la fine della state); per tanto Mario, secondo la copia eh’avea assai1 approvvedutamente ordinò. Onde tutto il bestiame, il quale li dì dinanzi era suto preda, sì’l diede a menare alli cavalieri dell’ajutorio: Aulo Manlio legato colle coorti espedite comandò che andasse alla città di Laris, là dov’egli il soldo e ’1 fornimento avea allogato, e disse come egli intendea, per far preda, dopo pochi dì, venire là. Questo disse Mario per occultare a tutti il suo intendimento. E, avendo così detto e ordinato, andò egli verso il fiume detto Tana. E nella via ogni dì distribuiva bestie a mangiare per centinaja e per turme egualmente2, e curava che delle cuoja si facessono otri; e così insieme alleggiava il difetto del formento, e, non sapendo alcuno, apparecchiava le cose che tosto farebbouo per mestieri. Onde, al sesto dì, essendo giunti al fiume, e già fatta grandissima quantità d’otri, pose quivi il campo a leggier modo3; e fece mangiare la gente, e comandò che insieme col tramontare del sole eglino fossono apparecchiali all’andare, e che eglino dovessono gittare tutte some, e d’acqua sè e lor bestie caricare. E, poiché gli parve tempo, levò il campo, e, andato tutta notte, si posò4: quel medesimo fece la notte vegnente. Poi Ja terza notte, molto innanzi dì, pervenne in un luogo pieno di colli, di lungi da Capsa non più di due miglia: quivi occultissimamente, quanto poteo il più, con tutta sua gente appettò il dì. E, poiché il dì cominciò, e li Numidi, non temendo niente de’nimi

    del testo latino abbiam sostituito ferina, pensandoci altresì che molto agevolmente sonosi potute scambiare le lettere di questa parola.

  1. secondo la copia cttavea) Copiaiale,come in latino, divizia, abbondanzapm^n secondo la copia cN avea si dee intendere secondo quel’la quantità di roba che avea.
  2. II testo lat. qui legge: per centurias, itera tarma*.
  3. pose quivi il campo ec,) Porre il campq o porre campo, che si dire pure metter campo, o porre oste, vale accampare l’esercito. Così il Villani disse: Fiorino pretore con roste de’ Romani pose campo di là dal fiume d* Arno.
  4. levò il campo, e. . .si posò) Levare il campo o levarsi da campo è il contrario di porre il campo, cioè ritirarsi dal luogo o abbandonare il luo%o occupalo dal campo.— Sì noti ancora il verbo posare, che qui al n. pais. è adoperato per fermarsi.