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CAPO XX.

Del regno de’ Goti in Italia e delle vicende de’ nostri sotto il loro dominio.

L’Italia respirò alquanto sotto il dominio dei Goti. Teodorico compiuta che n’ebbe la conquista, non curandosi punto di assumere il titolo d’Imperatore, prese quello di re in uso presso dei Barbari; ma da saggio politico nulla mutò della primitiva organizzazione dell’Impero ed anzi seguì egli stesso e fece seguire agli altri gli usi e le costumanze romane e persino le vesti, obbligando inoltre i Goti a rimanersi contenti di quel terzo delle terre già tolte agli Italiani dai barbari precedenti e a vivere in pace con questi1. E furono visti allora per la prima volta in Italia stabiliti in pace due popoli sul medesimo suolo, e con leggi diverse e diversa amministrazione; e quello ch’è più con diversa religione, essendo i Goti seguaci dell’Arianesimo. Erano poi questi governati secondo le leggi pubblicate nel suo Editto da Teodorico e sotto la giurisdizione di un conte; continuarono quelli a godere del beneficio delle antiche leggi, e sotto i medesimi magistrati essendo rimasto intatto anche il governo municipale2.

Quanto alle imposizioni, non furono ritenute da Teodorico in vigore che le sole imposte fondiaria e personale. La prima era ripartita in tre rate che si pagavano il primo dei mesi di

  1. Vedi Procopio, De Bello Gothico, I, 1.
  2. È notevole a questo proposito ciò che scrive Cassiodoro, segretario di Teodorico nelle sue Varie, II, 16, a Venanzio Conte, del quale loda la somma prudenza, siccome quegli che in tertiarum deputatione Gothorum Romanorumque et possessiones iunxerit et animos ... sic enim contigit, ut utraque natio dum communiter vivit, ad unum velle convenerit.