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CAPO XXIV.


Della condizione dei popoli intorno al Lago Maggiore durante il regno de'Longobardi


Quale fosse la condizione delle popolazioni in generale d'Italia, dove penetrarono i Longobardi, e in particolare di quelle intorno al Lago Maggiore in cui primordii di questo regno, è facile argomentare da quello, che sin qui fu da noi riferito. Possiamo asserire senza tema di errare, che la miseria e la fame erano divenute il retaggio di queste infelici contrade. Bastava anche la più leggera resistenza al ferro invasore de'Barbari, perchè le città che tanto avessero osato, fossero tosto saccheggiate e distrutte. Muove a pietà lo stato lagrimevole, a cui fu ridotta intorno a questi tempi Milano, città un giorno sì potente e sì florida1. Nè migliore certo dovette essere quello di Novara, di Vercelli e di Como, città limitrofe al nostro territorio. I cittadini Romani, col qual nome si designavano allora comunemente gli abitatori antichi d'Italia in opposizione ai nuovi inquilini, venivano, specialmente se ricchi, non solo spogliati dei loro averi, ma spesso ancora trucidati dall'ingordigia del vincitore, sicchè la romana aristocrazia ben può dirsi in quell'epoca se non del tutto, certo in gran parte scomparsa2. È lo stesso Paolo Diacono, che ce lo attesta, onde non può cader dubbio di esagerazione su que-

  1. Galvagno Fiamma nel suo Manipulus florum presso il Verri, Storia di Milano, 1783, T. 1, p. 42, così ce la descrive: Civitas Mediolani propter multas destructiones non erat interius muratis domibus aedificata, sed ex paleis et cratibus quamplurimum composita, unde si ignis in una domo succendebatur, tota civitas comburebatur. Con che si spiega, soggiunge il Verri, la frequenza degli incendii ancora nel secolo X e XI e al principio del XII, ai quali si legge che andò soggetta.
  2. Vedi il sullodato Savigny, l. c. p. 261.