Pagina:Il Lago Maggiore, Stresa e le Isole Borromee - Vol. 1.pdf/198

Da Wikisource.

— 179 —

mine dei suoi giorni. Egli pagò questo tributo all'umana natura il 28 gennaro dell'anno 814, dopo un regno gloriosissimo di circa 46 anni lasciando successore all'impero il proprio figlio Lodovico, soprannominato il Pio, o come altri dicono il Bonario.

Bernardo figlio di Pipino continuò a regnare pacificamente in Italia anche durane l'Impero di Lodovico. Se non che essendosi questo l'anno 817 associato al trono il proprio figlio Lotario, Bernardo, il quale, come figlio del primogenito di Carlo Magno, aveva delle pretese all'impero, cominciò tosto a macchinare segretamente contro di Lodovico, e poscia anche apertamente coll'armi: per la qual cosa vinto e fatto prigioniero venne barbaramente acciecato, e ridotto a morte. Lotario fu quindi l'anno appresso (818) sostituito a lui nel regno d'Italia. Ma nè anco Lodovico dopo questo fatto ebbe a godere tranquillamente del suo impero, poichè dopo varie ed assai brutte vicende, che punto non giova di riferire, e che d'altronde sono a tutti già note, venne a morte l'anno 840.

Merita tuttavia di essere qui ricordato un capitolare di lui e di suo figlio Lotario dell'anno 829, il quale ordina uno studio centrale in Pavia, a benefizio di varie provincie e città della Lombardia. Anche Carlo Magno per ristorare alquanto gli studii aveva aperta nel suo palazzo in Pavia una pubblica scuola e vi aveva chiamato a insegnare Pietro Pisano. Lodovico seguendo in ciò l'esempio del padre vi chiamò il monaco scozzese Dungallo, grammatico allora di grande riputazione1, al quale dovessero convenire quei di Milano, di Brescia, di Lodi, di Bergamo, di Como, di Novara, di Vercelli e di altre città limitrofe. L'intendimento fu savio, ma da ciò stesso rilevasi quale

  1. Si legge a questo proposito nel Capitolare suddetto pubblicato dal Muratori (Rer. Ital. T. 1, p. 2), In Papia conveniant ad Dungallum de Mediolano, de Brixia, d Laude, de Bergamo, de Novaria, de Vercellis, de Dertona, de Aquis, de Genua, de Hasta, de Cuma (così si scriveva allora il nome della città di Como). Avvisarono poi alcuni in questi ordinamenti di Carlo Magno e di Lodovico un principio delle nostre università, a dire il vero, alquanto remoto.