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Vescovo di Novara; altramente saremmo costretti di dire, che Corrado tolse a questo nel 1033 quel diritto, che gli aveva confermato nel 1028 e che i suoi successori seguitarono a confermargli. È chiaro cioè che il detto Comitatolo non può estendersi oltre ai limiti dell’Ossola superiore.

Ma un’altra osservazione ancora gioverà fare su quelle parole del nostro Diploma, nel quale è detto, che esso Comitatolo giaceva entro i limiti della parochia ossia Diocesi di Novara (infra ipsius episcopatus parochiam). Ora è noto che l’Ossola tutta quanto al civile non solo, della qual cosa qui non è mestieri occuparci, ma e quanto ancora allo spirituale sino dei tempi primitivi del Cristianesimo spettava alla Diocesi di Milano, anche pel fatto della esistenza anteriore di questa, come già abbiamo veduto. In qual epoca sia avvenuto il passaggio di questa regione dall’una all’altra Diocesi, non ci è dato di definire con precisione.

Sembra, scrive a questo proposito il Dott. Cavalli (l. c. T. 1, p. 54), che le Chiese dell’Ossola e di Vegezzo fossero soggette prima dell’anno mille all’Arcivescovo di Milano e non passassero alla Diocesi di Novara se non in forza della donazione fatta da re Enrico al Vescovo Pietro l’anno 1014. Questa opinione, comecchè nella sostanza possa parer vera non tenendo conto di qualche diecina d’anni, soffre però qualche modificazione da questo stesso Diploma, che fa supporre essere passata l’Ossola Superiore sotto la giurisdizione del Vescovo di Novara almeno qualche tempo innanzi alla data del sullodato Diploma, e ne soffre anche un’altra rispetto all’Ossola Inferiore dal fatto che sono ora per narrare, e che ci mostra questa essere stata ancora in potere dell’Arcivescovo di Milano pure molti anni dopo, se è giusta la conghiettura.

Lo storico Wippone racconta presso il Muratori ne’ suoi Annali d’Italia e presso il Giulini (P. III, p. 204 e segg.) che l’estate dell’anno 1026 fu sì cocente, che molti uomini e molte bestie perirono per l’eccessivo calore, e che il re Corrado trovandosi allora in Lombardia, per isfuggirlo si ritirò in luoghi montuosi oltre l’Ati, nei quali fu regalmente mantenuto da Eriberto Arcivescovo di Milano per oltre due mesi: Rex vero