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role stesse del Giulini, si rileva che nel XII secolo, secondo lui, si estendeva lungo il Lago Maggiore dal lato orientale sopra Ispra che spettava al contado di Stazona, da Brebbia sino a Macagno Imperiale, e al di qua dal lato occidentale comprendeva la pieve di Cannobio con Canero e Oggiono. Dico secondo lui, riservandomi di fare in appresso qualche eccezione.

Suo capoluogo era Seprio, che da molti si crede così chiamato dagli Insubri, quasi subrium, accorciato da Insubrium, de'quali era vico principale (vicus Insubrium). Di qua la sua posteriore denominazione di Sibrium appresso l'Anonimo Ravennate (p. 252 dell'ediz. cit.) e di Sibrie presso Guidone (ivi p. 458) che lo qualificano per città (civitas). E come tale di fatto apparisce ancora al principio del IX secolo in una carta dell'anno 807 presso il Giulini (P. I, p. 93), il quale dimenticatosi forse dell'autorità dell'Anonimo, a torto accusa di errore il notaio Bresciano, che stese questo documento e fors'anco in altra più antica dell'804 secondo che il Muratori leggeva, contradetto per questo dal Giulini (l. c.), il quale lesse castrum il luogo di civitas Sebriensis, come è chiamato sicuramente nella prima con ortografia vicinissima al Sibrium del Ravennate. La qual cosa ci mostra l'importanza di questo luogo nell'epoca presente e molto più nell'antica, potendosi dire di esso ciò che abbiamo detto e ripeteremo più sotto della città di Stazona ossia Angera, non disconoscendo tuttavia l'antica sua denominazione di vico, che gli venne si nuovo attribuita in una carta dell'879, nella quale è così chiamato1, senza sottoscrivere all'osservazione del Giulini (ivi, pag. 398): tanto è vero, che Seprio non era città, perchè in questo tempo forse era di molto decaduto dal suo antico splendore.

Più tardi però dovette di bel nuovo risorgere, ma non col titolo di città, sibbene con quello di castello, appunto dal castro, che vi fu edificato; laonde più comunemente fu nominato Castel Seprio2

  1. Venerunt Petrus de VICO Seprio et Ildeprandus etc.
  2. In una carta del 28 luglio 1260 pubblicata nei citati Monumenti di Storia Patria (Chartorum I, p. 1466) è ricordato un Guilielmus comes