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Chiesa e ai canonici di S. Giulio, e tra questi di due corti nel contado di Pombia con diploma del 29 luglio 9621. Restituì in oltre ad Aupaldo, Vescovo di Novara la giurisdizione della Riviera già da tempo posseduta e statagli usurpata da Berengario, e alcuni anni dopo (969) anche il dominio temporale della città di Novara col giro di tre miglia all'intorno; che da ciò stesso si argomenta, che egli già godesse per lo innanzi2. Si mostrò in fine liberale anche con quelli che lo favorirono ed aiutarono nell'assedio dell'Isola suddetta3.

  1. Questo diploma fu firmato in villa, quae dicitur Horta prope lacum eiusdem S. Iulii, pubblicato anche ultimamente nei Monum. Hist. patr. Vol. I. Chartur. pag. 194. È questa la prima memoria, che si ha del luogo d'Orta sulle sponde del Lago del suo nome. Notevole altresì è la condizione che a questi doni fu apposta; poichè Ottone, lo dirò colle parole del Bescapè (l. c. pag. 209), inter alia etiam statuit, ut nullas episcopus Novariensis praesumat res donatas de victu et stipendio (ila loquitur) Canonicorum subtrahere et sibi vindicare solerent.
  2. Vedi il sullodato Bescapè l. c. pag. 301, dove riporta per intero il detto diploma, nel quale si legge che donò appunto la città di Novara cum iurisdictione habitatorum civitatis ipsius et circuitus ad studia XXIV, hoc est tria miliaria. Ho riferito questo tratto per correggere l'errore di coloro, che scrissero 300 stadii in luogo di 24, ed anche per far avvertire, che questo dono o restituzione non fu fatta nel medesimo anno 962, come alcuni egualmente asserirono.
  3. Tra quelli che avevano aiutato Ottone nella conquista od espugnazione dell'Isola di S. Giulio, sono ricordati in particolare i fratelli Tazio e Robaconte da Mandello cittadini Milanesi, i quali «per tal titolo, scrive il Giulini (l. c. pag. 310), ottennero da lui in quest'anno (952) la terra di Maccagno sul Lago Maggiore. Così raccontano il Morigia (Istoria, lib. IV, pag. 635), il Cotta (in Notis ad Maceaneum, n.º 45) ed altri scrittori, appoggiati alle antiche memorie della nostra illustre famiglia da Mandello, la quale lungamente possedette quell'antichissimo suo feudo imperiale.» E' pare che il Giulini non presti gran fede a questo dono fatto allora da Ottone ai signori da Mandello, così almeno l'argomento io dal modo, col quale si è qui espresso. E veramente stando al racconto dei citati scrittori, i quali anche riferiscono che Ottone, prima di portarsi all'assedio dell'Isola di S. Giulio, se ne andò nella terra di Maccagno ed ivi si trattenne nella casa dei detti fratelli qualche tempo quasi in luogo di delizie, sembra, che ci sia gran motivo di dubitare e di questo dono, e del diploma che si allega o si suppone dato in quel tempo.