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gli successe nella corona d’Italia Arrigo II, suo figlio, incoronato imperatore nel 1046. Regnò circa dieci anni e lasciò un figlio dello stesso suo nome, Arrigo III, che fu consacrato re d’Italia nella tenera età di anni sei l’anno 1056, e Imperatore l’anno 1084 in S. Pietro dall’antipapa Clemente III, vivente ancora Gregorio VII. Sono troppo note, e d’altronde fuori del nostro scopo, perchè possiamo occuparcene, le contese tra la Chiesa e l’Impero in questi tempi di universale sconvolgimento e perciò le lasciamo del tutto1.

Arrigo deposto alla fine dalla dieta di Magonza l’anno 1106, ebbe a successore il proprio figlio Arrigo IV, incoronato Impe-

  1. Sotto questo Arrigo nel 1093 fu bandita da papa Urbano II nel Concilio di Clermont la prima e maggiore Crociata contro dei Saraceni per la conquista di Terra Santa, che terminò colla presa di Gerusalemme l’anno 1098. A questa crociata presero parte molti anche de’ nobili Milanesi, tra i quali dee ricordarsi Ottone, visconte dell’Arcivescovo di Milano, celebre pel fatto, che accennò il Tasso in quei notissimi versi:

    Il forte Otton, che conquistò lo scudo,
    In cui dall’angue esce il fanciullo ignudo.

    Checchessia di questo fatto, è certo però che la biscia fu sempre quinci innanzi lo stemma di questa nobilissima famiglia, nella quale il titolo di Visconte ben presto fu tramutato in cognome. — Un’altra crociata poi bandì l’anno 1100 lo stesso Arcivescovo di Milano, Anselmo da Boisio, il quale si proponeva la conquista del regno di Babilonia. Raccolse a questo scopo un esercito di circa cinquantamila Lombardi, alla testa de’ quali si pose egli stesso. Tra i nobili Milanesi che lo seguirono merita particolare menzione Alberto di Biandrate, altra famiglia, che farà parlare di sè andando innanzi. L’esito di questa seconda crociata fu infelicissimo: ne fu vittima lo stesso Arcivescovo, il quale ferito in battaglia pose fine poco dopo ai suoi giorni in Costantinopoli nel 1101. — Una terza Crociata fu pubblicata da Eugenio III nel 1147, e, predicata da S. Bernardo, alla quale presero parte Guelfo fratello di Arrigo e Corrado III, ma sciaguratamente anche questa ebbe lo stesso esito della precedente. Tra i nobili Milanesi che vi presero parte dee annoverarsi un Martino della Torre, trucidato in odio della fede dai Saraceni; onde anche martire è chiamato dagli scrittori di questi tempi. Esso è il capo stipite di quella famiglia, che tra non molto vedremo in lotta coll’altra de’ Visconti. Vedi tutte queste indicazioni tra gli altri anche il Giulini, P. IV, pag. 413 e segg. e P. V, pag. 461 e segg.