Pagina:Il Lago Maggiore, Stresa e le Isole Borromee - Vol. 1.pdf/475

Da Wikisource.

— 456 —

Matteo era dunque bene avviato, quando Ottone il 9 agosto dell'anno 1295 venne a morte nella grave età di 85 anni. Notano gli scrittori che Milano sotto di lui crebbe assai in ricchezze ed in nobiltà.

Matteo trovatosi così solo al potere si diede a studiare ogni mezzo per conservarlo. Procurò anzi tutto di essere confermato nel vicariato della Lombardia dall'imperatore Alberto, e di far eleggere capitano del popolo in sua vece l'anno 1300 il proprio figlio Galeazzo, il quale venne poi confermato anche per l'anno appresso. Però gli antichi avversari non dormivano: vinti e battuti le tante volte, ma non per anco domati, alzarono nuovamente il capo, e questa volta con frutto, poichè riuscirono ad aver seco nel proprio partito molti nobili milanesi e persino un Pietro Visconte, che da alcuni è detto fratello di suo padre, da altri zio, e parecchi altri suoi parenti, uniti occultamente ai Torriani. Questi nel 1302 innalzarono pubblicamente il vessillo della rivolta, che riuscì funesta a Matteo. Vinto dovette cedere il capitanato del popolo e ritirarsi a Piacenza, e Galeazzo suo figlio rifugiarsi presso il marchese d'Este suo cognato. Tentò Matteo l'anno appresso (1303) col mezzo de'Rusconi d'impadronirsi di Como: ma fu interamente battuto dai Torriani, e dovette prendere una seconda volta la via dell'esiglio.

Frattanto venne in Italia l'imperatore Arrigo VII. Matteo ebbe mezzo di avere con esso un abboccamento e fu per opera di esso imperatore che si stipulò in Asti il 7 dicembre del 1310, un trattato di concordia tra i Torriani e i Visconti, in forza del quale Matteo fu obbligato di rinunciare per sempre al capitanato di Milano. Ma una congiura de'Torriani, alla quale aveva preso parte Galeazzo suo figlio, non insciente, a quanto pare, lo stesso Matteo, a tempo scoperta, gli aperse di bel nuovo l'adito ad essere una seconda volta costituito Vicario imperiale di tutta la Lombardia, titolo che Matteo ritenne e conservò sino alla morte di Arrigo VII, che seguì fra due anni. Egli allora lo mutò in quello di Signor generale della città e contado di Milano: e fu per tal modo che il dominio de'Visconti venne stabilito in perpetuo nei suoi discendenti.