Pagina:Il Libro dei Re, Vincenzo Bona, 1886, I.djvu/125

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Omàr possente, e l’ampia terra tutta
Adornò qual giardino in primavera.
290A questi due dietro tenea quel santo
Osmano eletto, anima casta e pura,
Infiammata di fè. Quarto fu in quella
Nobile schiera Alì, di vaga e intatta
Vergine sposo, ei che toccò sì bella
295E vera lode dal Profeta: «Io sono,
Egli dicea, del fior d’ogni scïenza
Qual munita città; porta sublime
È per entrarvi, Alì!». — Vera fu questa
Del Profeta sentenza, e testimonio
300Ben io farò che in essa era velato
Ogni secreto del suo cor. Diresti
Che negli orecchi ancor di quelle sante
E sublimi parole il suono io senta!
     Fermo e costante nel precetto suo,
305Figlio mio, ti mantieni, e, poi che il suo
Detto e il suo cenno non recâr mai danno,
D’essi non ti partir. Così dicea
D’Alì l’anima santa, e così ognuno
Dicea di quanti a la novella fede
310Con diverso operar dier forza e vita.
Sole è il Profeta, li Compagni suoi
Son la candida luna; e questo a quello,
Per socievole patto, è dritta guida.
     Il saggio agli occhi suoi qual tempestoso
315Mar raffigura il mondo. Alto sollevansi
In esso l’onde allo spirar dei venti
Impetüosi, e in mezzo all’onde vogano
Settanta navicelle. All’aer spiegate
Son lor candide vele, e una è soltanto,
320Più spazïosa, come sposa adorna
Qual è di fiero augel viva pupilla.
Profeta Mohammèd su quella nave
Viaggiando sen va; sono al suo fianco