Pagina:Il Magno Palazzo del Cardinale di Trento (1539).djvu/120

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Piu oltre è Pan co'l rustico strumento,
     Ch’havendo dato alle Nimphe piacere,
     Pensa passar della Lira il concento,
     2716E piu d’Apollo si pensa sapere,
     Ma'l saggio Iddio, col suo celeste accento
     Supera il rude, e fallo al fin tacere,
     Et accio che ciascun del giuoco rida,
     2720D’un Asin pon le grandi orecchie a Mida.

Acis, e Galathea, insieme al loco
     Ultimo, di questa opra avvinti stanno,
     Ch’a chi gli mira un'amoroso foco
     2724Nel cuore i gesti loro accender fanno.
     Piu nanzi è Poliphemo, ch’ancho'l gioco
     Non sa di questi, e non vede'l suo danno,
     Ma sotto un antro si raccoglie, e chiude,
     2728Sonando una sampogna fioca, e rude.

Gia era stanca l’una, e l’altra luce,
     Ma non gia satia anchor di rimirare,
     Quando colui, che m’era scorta e duce,
     Mi fe in un'altro paradiso andare,
     Che d’un vivo rosato, & or riluce
     Che troppo allegra l’occhio al primo entrare,
     Una camera è questa, e tanto bella
     Ch’ogni grande huom s’honoraria di quella.