Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/341

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crescimento e poca speranza queto a detto loco si stava. Ed essendo ornai la maggior parte del dì passata, sentì venire un moro nero mulettiere di casa con due some di legne, le quali discargate dentro al cortile, la donna al rumore di quelle si fé ad una finestra, e con acerbette parole cominciò a mordere il moro clie avea molto dimorato, e poche e triste legne recate. Il moro poco o niente rispondendo attendeva adagiare li muli, e rassettare i basti, ed entrando in quel loco dove il giovine stava ascosto per pigliar la biada, ecco venir la donna, e intrare appresso al moro, e con le solite parole motteggiando, cominciò lievemente a giocar di mano, e da una cosa in un’altra procedendo, il miserrimo amante che mirando stava e che per sua unica sorte averla desiderato essere peggio che moro purché gli fosse stato concesso quello che al moro senza alcuna sua industria era conceduto, vide la donna serrar la porta, e senz’altro contrasto si trasse sopra i basti dei muli, e tiratosi l’orribilissimo moro addosso, il quale non aspettando altri inviti, posto mano a ferri, la cominciò a la canina a martellare. Deh, vaghi giovini, deh leali e perfettissimi amanti che ad ogni ora ponete l’onore e le facoltà con la vita insieme in periglio per lo infido e fetido femineo sesso, fatevi a questo punto avanti, e ognuno a sé pensando doni, giusta il suo potere, giudicio di quello che il disavventurato giovine a tal partito estremo adoperar dovesse, che certo secondo il mio basso vedere ogni consiglio intorno tale fatto era scarsissimo. Pure per fornir la istoria dirò de vero quello che il poveretto amante da subito consiglio mosso già fece. Lui, come è detto, ciò vedendo, e non possendolo