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il re del mare 133

— Fuoco sul ponte, Tigrotti! — gridò il portoghese. — Almeno vendichiamo gli amici!

Una voce dall’accento metallico, si levò in quel momento dalla poppa del giong:

— Arrendetevi al «Pellegrino della Mecca»! Vi prometto salva la vita!

Il misterioso nemico era apparso sul cassero, col suo turbante verde in capo, impugnando una di quelle corte scimitarre indiane chiamate tarwar.

— Ah, cane! — gridò Yanez. — Anche tu ci sei! Prendi!

Aveva in mano la carabina carica. La puntò e fece fuoco rapidamente.

Il pellegrino aprì le braccia, le richiuse, poi cadde addosso al timoniere, mentre un altissimo urlo di furore s’alzava fra l’equipaggio del giong.

— Finalmente! — gridò Yanez. — Ed ora fumiamo la nostra ultima sigaretta!


XIV.


La nave americana.


La sconfitta delle Tigri di Mompracem era oramai questione di minuti.

Il praho di Tremal-Naik, stretto dalla scialuppa a vapore e dalle due doppie barche, con la prora sgangherata che beveva acqua in quantità, era stato subito preso d’assalto nonostante la disperata resistenza dell’equipaggio e stava per scomparire negli abissi del mare.

Yanez, con una emozione facile a comprendersi, aveva veduto Tremal-Naik, Darma e pochi superstiti, trascinati nella scialuppa a vapore, la quale aveva subito preso il largo verso il sud, filando velocemente senza più occuparsi della battaglia.

Sul secondo praho non rimanevano che sette uomini, mentre il giong ne aveva tre volte tanti e portava grossi pezzi in paragone all’unica e vecchia spingarda. Per di più le doppie barche accorrevano da tutte le parti per finirla ed aiutare il grosso veliero.

Non rimaneva che arrendersi o lasciarsi affondare. Già una bordata di mitraglia aveva fatto cadere a pezzi le due vele di giun-