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il re del mare 149

— E l’ultima minaccia era grave, signor Yanez — disse Kammamuri. — Non avevo mai veduto Sandokan così preoccupato.

— Si preparava alla resistenza?

— Sì, signor Yanez.

Ad un tratto il portoghese impallidì.

— Se giungessimo troppo tardi? — chiese con ansietà.

— No, è impossibile che abbiano potuto vincere in così breve tempo Sandokan. Ha uomini di ferro e navi e cannoni e batterie formidabili. Le sole forze di Labuan non sarebbero sufficienti per una tale impresa. Fra un’ora sapremo che cosa sarà avvenuto.

Si era messo, come era sua abitudine, quando un pensiero lo tormentava, a passeggiare per il castello di comando, con le mani affondate nelle tasche e la sigaretta spenta fra le labbra.

Passarono quindici o venti minuti. Solo diciotto o venti miglia separavano il Nebraska da Mompracem.

Ad un tratto, verso ponente, si udì un rombo lontano, che si propagò sul mare rumoreggiando sinistramente.

Yanez aveva interrotta bruscamente la sua passeggiata, mentre l’americano scendeva precipitosamente la plancia di comando.

— Un colpo di cannone! — aveva esclamato Yanez.

— E viene da Mompracem, signor de Gomera — disse l’americano, salendo il castello. — Il vento ci soffia di fronte.

— Che gl’Inglesi abbiano assalita l’isola?

— Ma ci siamo noi e vi mostrerò la potenza delle nostre artiglierie. Uomini di macchina, a tiraggio forzato e caricate le valvole più che potete. Uomini dei pezzi, ai vostri posti!

Una seconda detonazione rimbombò in quel momento, più distinta della prima, seguìta dopo qualche po’ da una serie non interrotta di spari più o meno sonori.

Non ci si poteva ingannare. All’orizzonte, in direzione di Mompracem, si combatteva un’aspra battaglia.

Yanez e l’americano si erano slanciati sul ponte di comando, mentre gli artiglieri caricavano frettolosamente i pezzi della coperta e delle batterie e si raddoppiava il personale di macchina.

— Siamo pronti? — chiese Brien all’ufficiale di quarto che aveva ispezionati rapidamente tutti i pezzi.

— Sì, comandante.

— Doppia riserva al timone ed in coperta la guardia franca.

Le detonazioni continuavano con un fragore crescente. Si udivano quelle secche dei piccoli pezzi e quelle poderose e più prolungate delle artiglierie di grosso calibro.