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il re del mare 187

rifugiandosi nel quadro di poppa, Sandokan, Yanez e Tremal-Naik si ritrassero nella torretta di comando dove potevano mettersi in comunicazione col personale di macchina.

Gli artiglieri americani, assieme ai migliori puntatori malesi, attendevano dietro ai loro pezzi col cordone tirafuoco in mano.

Ad un tratto una detonazione scoppiò al largo, mentre un getto di fuoco sfuggiva da uno dei due pezzi di prua dell’incrociatore. Si udì un rauco sibilo, che s’avvicinava rapidissimo attraverso gli strati d’aria, poi una vampa s’alzò sull’orlo della prima torretta di babordo del Re del Mare, mentre delle schegge passavano sibilando sopra i fucilieri appiattati dietro le murate.

— Granata da dodici pollici! — aveva esclamato Yanez. — Buon tiro!

La voce di Sandokan si fece udire subito.

— Artiglieri, non vi trattengo più!

I due pezzi da caccia di prua avvamparono nell’istesso tempo, mentre quelli della batteria di tribordo, trovandosi a buon tiro, tuonavano a loro volta con rimbombo tale da far tremare tutta la nave.

L’incrociatore, che aveva già guadagnato altri cinquecento metri e che manovrava in modo da presentare all’avversario il suo fianco di babordo, fu sollecito a rispondere.

Palle e granate cominciavano a cadere in gran numero su entrambi i vascelli, scrosciando lungo i fianchi di ferro e scheggiando i ponti, smussando i pennoni e massacrando le manovre.

Le granate, scoppiando, lanciavano in alto getti di fuoco, minacciando ad ogni istante di incendiare le alberature.

I fucilieri, coricati dietro le murate, a loro volta avevano aperto il fuoco, facendo delle scariche nutrite.

Una fitta nuvola di fumo avvolgeva le due navi, rotta da lampi, mentre il fracasso era diventato così formidabile da soffocare la voce dei comandanti.

La nave americana, meglio protetta, meglio armata e anche più rapida, e montata da un equipaggio ormai incanutito fra il fumo delle battaglie, aveva buon giuoco contro l’avversario.

Le sue poderose artiglierie battevano terribilmente l’incrociatore, coprendolo di fuoco e di ferro, demolendogli le murate, massacrando le sue manovre e aprendogli fori considerevoli nello scafo.

Invano la povera nave, che aveva creduto di annientare facilmente i pirati di Mompracem, cercava di tener testa a quell’uragano di ferro che cadeva sui suoi ponti con un orrendo frastuono,