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il re del mare 245

— Pare che abbiate molta fretta di farvi appiccare — rispose il governatore. — Farò il possibile per accontentarvi.

Si volse verso i suoi sudditi che avevano assistito al colloquio appoggiati ai loro moschetti, dicendo loro:

— Ve li affido e badate che non vi sfuggano. Ci sarà un premio da guadagnare oltre la riconoscenza del Governo inglese. Nel magazzino e chiudete bene.

— Andiamo — disse il capo, spingendo ruvidamente Yanez verso la porta. — La commedia è finita per ora.

L’anglo-indiano, il portoghese e Darma si lasciarono condurre via, senza tentare alcuna resistenza che sarebbe stata d’altronde inutile e pericolosa con quegli uomini ruvidi e brutali, e, attraversata nuovamente la piazza, vennero introdotti in una massiccia costruzione di pietra che doveva servire di magazzino alla piccola colonia.

Era uno stanzone lungo una cinquantina di metri quasi vuoto in quel momento, perchè non si vedevano che dei mucchi di pesce secco e dei barili contenenti forse dell’olio o della grassa, col tetto sostenuto da pilastri di pietra tenera estratta dalle colline dell’isola.

— Avete fame? — chiese il capo.

— Non mi spiacerebbe mangiare un boccone prima di venire appiccato — disse Yanez, beffardamente.

— A più tardi. Vi avverto intanto che al primo tentativo di fuga faremo fuoco contro di voi.

Ciò detto rinchiusero la porta, sprangandola al di fuori.

Sir Moreland, Yanez e Darma, meno spaventati di quanto si potrebbe supporre, si guardarono l’un l’altro quasi sorridendo.

— Che ne dite di quest’avventura, sir Moreland? — chiese finalmente la giovane.

— Che se la nave inglese incrocia veramente nelle acque dell’isola finirà presto — rispose il capitano.

— Per voi, ma non per noi.

— E perchè miss?

— Quando i vostri apprenderanno che noi siamo corsari non ci appiccheranno?

— O per lo meno ci condurranno a Labuan per essere giudicati — disse Yanez. — Ciò farebbe certo piacere a quel governatore che ha dei vecchi rancori contro di me.

— Cercherò di evitare che ciò possa succedere — rispose il