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il re del mare 253

L’anglo-indiano, in piedi a poppa, salutava ora col berretto, senza abbandonare la barra del timone.

— Abbassate la scala! — gridò Sandokan.

L’ordine era stato appena eseguito che la baleniera abbordava. Sir Moreland salì rapidamente a bordo, dicendo al pirata, con una certa freddezza:

— Sono lieto di rivedervi, signore, e di potervi dare una notizia che gradirete assai.

— Yanez... Darma?... — gridarono ad una voce Sandokan e Tremal-Naik.

— Sono a bordo di quella nave.

— Perchè non li avete condotti qui? — chiese Sandokan aggrottando la fronte.

L’anglo-indiano, che era diventato estremamente serio e che parlava con voce quasi imperiosa, rispose:

— Vengo per intavolare delle trattative, signore.

— Che cosa volete dire?

— Che il comandante vi consegnerà il signor Yanez e miss Darma a condizione che voi lasciate tranquilla quella nave, che come ben vedete non sarebbe in grado di misurarsi con la vostra.

Sandokan ebbe un istante di esitazione, poi rispose:

— Sia pure, sir Moreland. Saprò ritrovarlo più tardi.

— Fate abbassare la bandiera di combattimento. Il comandante comprenderà che voi avete accettato la sua proposta e vi manderà subito i prigionieri.

Sandokan fece un segno a Sambigliong ed, entro pochi istanti, il nastro rosso veniva fatto scendere in coperta. Quasi nel medesimo istante una seconda scialuppa si staccava dal fianco del piccolo incrociatore: vi erano sopra Darma e Yanez.

— Sir Moreland — disse Sandokan, — dove vi ha raccolti quella nave?

— A Mangalum — rispose l’anglo-indiano, senza levare gli occhi dalla scialuppa che s’accostava rapidissima.

— Vi eravate salvati sullo scoglio?

— Sì — rispose il capitano, che pareva avesse perduta la sua abituale cordialità e che fosse in preda a delle profonde preoccupazioni.

La seconda scialuppa era giunta. Yanez e Darma avevano salito precipitosamente la scala, cadendo l’uno nelle braccia di Sandokan e la seconda in quelle di suo padre.