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il re del mare 271

sud, tentando di forare la nebbia, fortunatamente sempre foltissima.

D’improvviso, un secondo ne apparve dal lato opposto, ossia verso la poppa dell’incrociatore, poi altri due al nord e uno al sud.

Una sorda imprecazione sfuggì dalle labbra del portoghese, il quale stava a guardia dei timonieri.

— Ci hanno ben circondati! Alla malora quegli squali! Fra poco qui farà caldo!

La Tigre della Malesia aveva seguìto attentamente la direzione di quei diversi fasci di luce. La sua nave, che occupava il centro, non poteva essere stata ancora scorta, però non poteva slanciarsi innanzi nè retrocedere senza farsi scoprire.

Con un gesto chiamò Yanez e l’ingegnere americano.

— Si tratta di forzare il passo — disse. — Dinanzi, presumibilmente, non abbiamo che una sola nave. Il nostro carico è stato ben stivato?

— Assaliremo con lo sperone? — chiese l’americano.

— Ne ho l’intenzione, signor Horward. Fate raddoppiare il personale delle macchine.

— Bene, comandante — rispose lo yankee. — I miei compatriotti non agirebbero diversamente in simile frangente.

— Sono tutti ai pezzi gli artiglieri?

— Sì — rispose Yanez.

— Avanti a tutto vapore! Passeremo a qualunque costo.

I fasci di luce elettrica continuavano ad incrociarsi in tutti i sensi e a poco a poco diventavano più luminosi.

Probabilmente i comandanti di quelle navi dovevano aver scorta l’ombra immensa del Re del Mare e si preparavano ad assalire, dirigendosi verso uno stesso punto.

Il momento stava per diventare terribile; tuttavia malesi, dayachi ed americani conservavano, anche in quel supremo momento, una calma ammirabile.

— Tutti nelle batterie! — gridò Sandokan, entrando nella torretta di comando con Yanez e con Tremal-Naik.

Il Re del Mare balzò avanti. La sua velocità aumentava di momento in momento ed il fumo usciva turbinando dalle due ciminiere abbattendosi sui ponti in causa della nebbia.

Un fremito sonoro lo scuoteva tutto, mentre gli alberi delle eliche raddoppiavano i giri ed il vapore muggiva nelle caldaie.

L’incrociatore attraversò come un gigantesco proiettile la zona