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il re del mare 45

L’equipaggio, che attendeva con angoscia qualche decisione, in pochi momenti issò i ferri di sostegno ed ammainò le due immense vele.

La Marianna, come tutti gli yachts che intraprendono dei viaggi nelle regioni estremamente calde, era fornita d’una tela per riparare il ponte dagli ardenti raggi solari e dei relativi sostegni.

In un baleno fu stesa all’altezza delle bome e le due vele vi furono gettate sopra, lasciando cadere i margini lungo le murate, in modo da coprire interamente la piccola nave.

— Manovrate le pompe e inaffiate — comandò Yanez, quando l’ordine fu eseguito.

Riaccese poscia la sigaretta e si spinse verso la prua, mentre torrenti d’acqua venivano lanciati contro la tela inzuppandola completamente.

Gli uomini incaricati di spezzare la catena tornavano in quel momento a bordo, arrancando disperatamente. Sopra di loro fiammeggiavano i rami degli alberi, coprendoli di scintille.

— Giungono a tempo — mormorò il portoghese. — Che spettacolo magnifico! Che peccato non poterlo vedere un po’ da lontano! Lo ammirerei meglio!

Una vera tromba di fuoco si rovesciava sul fiume. Gli alberi delle due rive, composti per la maggior parte di piante gommifere, ardevano come zolfanelli, lanciando dovunque mostruose lingue di fuoco e turbini di fumo denso e pesante.

I tronchi, carbonizzati, rovinavano al suolo, facendo crollare le piante vicine a cui erano collegati da piante parassite e gambir, e spandendo torrenti di caucciù ardente.

Alberi della canfora enormi, casuarine, sagu, arenghe saccarifere, dammar saturi di resina, banani, cocchi e durion fiammeggiavano come torce colossali, contorcendosi e tonando; poi s’abbattevano, rovesciandosi nel fiume con fischi assordanti.

L’aria diventava irrespirabile e le tende e le vele che coprivano la Marianna fumavano e si contraevano, nonostante i continui getti d’acqua che le innaffiavano.

Il calore era diventato così intenso che i Tigrotti di Mompracem, malgrado la protezione delle vele, si sentivano mancare.

Immense nuvole di fumo e nembi di scintille che il vento spingeva, si cacciavano entro lo spazio racchiuso fra il ponte e le tele, avvolgendo gli uomini terrorizzati, mentre dall’alto cadevano senza interruzione rami fiammeggianti, che le pompe penavano a spegnere, quantunque energicamente manovrate.