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88 emilio salgari

sciare l’accampamento, onde mostrare all’uomo bianco ed ai suoi guerrieri la sua invulnerabilità e la sua potenza di essere superiore.

Darma, la gentile e graziosa anglo-indiana, aveva raggiunto suo padre e Yanez. Anche i Tigrotti di Mompracem si erano radunati sul terrazzo, appoggiando le carabine ai parapetti, temendo qualche sorpresa da parte di quei selvaggi nei quali non avevano nessuna fiducia.

Il «pellegrino» si avanzava verso la via formata dalle pietre, rese ardenti da due ore di fuoco continuo.

Aveva sul capo il suo turbante verde ed il viso nascosto da un piccolo drappo di seta d’egual colore. Il corpo invece era avvolto in una specie di camicia assai attillata, di nanchino giallo, che gli scendeva fino alle ginocchia, ed i suoi piedi erano nudi.

— O quell’uomo è un gran ciurmadore, od una vera salamandra — disse Yanez.

— Forse che i fachiri dell’India non passeggiano sui tizzoni ardenti, invece che sulle pietre arroventate? — disse Tremal-Naik. — Non ricordi della festa di Darma Ragia, dove tu hai conosciuta l’adorabile Surama, la nipote del rajah di Gualpara?

— Per Giove, se me ne ricordo! — rispose Yanez.

— Anche in quella festa i fanatici correvano sulle brace.

— Ma uscivano da quell’inferno zoppi, mentre questo demonio di «pellegrino» promette di passeggiare su quelle pietre scaldate a bianco, senza alcun malanno.

— Lo vedremo, Yanez, a meno che non sia un gran fachiro.

— Apri gli occhi, Darma — disse Yanez, vedendo la fanciulla curvarsi sul parapetto. — Non mi fido di quei bricconi.

— Che cosa temete, signor Yanez?

— Eh! Un colpo di carabina si fa presto a spararlo.

— Non hanno alcuna arma — rispose Darma.

— Sì, visibile. Avanti, signor discendente di Maometto, mostrateci il vostro miracolo.

Il misterioso avversario di Tremal-Naik era giunto dinanzi all’aia lastricata di pietre che doveva proiettare un calore assolutamente intollerabile.

Stette un momento raccolto in se stesso, con le mani alzate e gli sguardi fissi verso occidente, ossia in direzione del lontanissimo sepolcro del Profeta, agitò per qualche po’ le labbra come se recitasse una preghiera, poi si slanciò risolutamente sulle pietre, gridando con voce rimbombante: