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310 capitolo settimo

grande rispetto. Gli fu chiesto se non avesse intenzione di rendere omaggio a Sua Santità, di domandare udienza. Rispose ch’era venuto a Roma con questo desiderio nel cuore, che aspettava un cenno dalla Provvidenza e che questo era il cenno. Allora gli fu detto che Sua Santità lo avrebbe ricevuto certamente volentieri ed egli domandò l’udienza. Questo fu raccontato a Giovanni Selva da un benedettino tedesco.

«E quando ci va?» chiese l’Albacina.

«Posdomani sera.»

Il professore soggiunse che da parte del Vaticano la cosa era tenuta segretissima, che si era imposto a Benedetto di non parlare con alcuno, che niente ne sarebbe trapelato senza l’indiscrezione di quel frate tedesco, e che gli amici di Benedetto speravano grandi cose da questa visita. L’Albacina domandò cosa si proponesse Benedetto di dire al Pontefice. Il professore sorrise. Benedetto non se n’era aperto con nessuno e nessuno aveva osato interrogarlo. Secondo il professore, Benedetto parlerebbe a favore di Selva, pregherebbe che i suoi libri non fossero posti all’Indice.

«Sarebbe poco» disse l’Albacina, sotto voce. Jeanne ebbe un fremito di consenso.

«Pochissimo!» esclamò, quasi pigliandosela col professore che parve sorpreso di quel subito scatto dopo tanto silenzio. Egli si scusò. Non aveva inteso