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La teoria del Sofista. 59

di Non essere, anche nell’accezione comune, è semplicemente la diversità. “Ricchezza non è bellezza„ non vuol dir punto che bellezza sia il contrario di ricchezza, ma solo che è diversa, che è un’altra cosa. Nè questo importa che Platone non sapesse o intendesse di escludere che la negazione possa per di più valere anche contraddizione1: egli infatti insiste sulla necessità di esaminare innanzi tutto quali idee siano conciliabili tra loro e quali no, e ne fa la prova con quelle dell’Essere, del moto e della quiete, conchiudendo che il moto, in quanto è moto, con la quiete, in quanto è quiete, non si concilia; il che non può voler dir altro se non che nella proposizione “moto non è quiete„ presa a sè, la negazione, oltre che diversità, vale contraddizione2.

Importa anche notare che i giudizi o paralleli, a cui il nostro filosofo qui si riferisce, non sono affatto quelli tra cose e cose, o tra cose e idee, ma tra idee e idee,



  1. Anche l’Essere e il Non essere possono essere, non che diversi, opposti, quando l’uno sia παντελῶς ὄν (p. 248 E.) e l’altro μὴ ὂν μηδαμῇ (del quale, p. 258 E, dice di non voler occuparsi), cioè uno sia l’Essere tutto intero e assoluto, e dall’altro ogni modo di essere sia escluso. Questa contraddizione, ammessa in de Rep. V, p. 477 A, non è nel Sofista punto disdetta: tutto il ragionamento anzi, da p. 237 B in poi, è diretto a provare che il Non essere assoluto è per noi inconcepibile appunto, perchè, essendo in contraddizione con l’Essere, non se ne può predicar nulla. Solo si può aggiungere che anche questa contraddizione è illusoria: se il Non essere assoluto non ammette predicati, non può ammettere neanche la contraddizione, che ne sarebbe uno. Lo intese bene dunque Simplicio, il quale, in Phys. I, 3, p. 135, l. 17 (Diels), riconosce appunto che Πλάτων οὐ τὸ ἀπλῶς μὴ ὂν, ἀλλὰ τὸ τὶ μὴ ὂν εἰσῆγεν. L’affermazione della diversità si limita dunque solo al Non essere relativo.
  2. Cfr. Soph. pp. 230 B e 259 D, nei quali luoghi è riconosciuto implicitamente l’assioma che l’affermazione e la negazione non possono insieme esser vere e false nello stesso senso e nello stesso rispetto.